sabato 8 giugno 2019

Metti una sera a "Germi".

Tutti coloro che leggono questo blog sanno quanto ADORI gli Afterhours, quanto siano stati (e siano ancora) importanti per la mia vita, quanto la loro musica mi abbia fatto innamorare (una volta non solo metaforicamente) e costruire (a volte per distruggere) una serie di rapporti e relazioni.
Questo post, però, non parlerà di loro ma di GERMI, il locale che Manuel Agnelli, deus ex machina nonché cantante degli After, ha aperto avendo come soci, tra gli altri, la sua compagna Francesca e il violinista del gruppo, Rodrigo D'Erasmo.
Questo locale si trova a Milano, in una via poco distante dai Navigli ma decentrata rispetto al caos che li affolla di sera (occhio al parcheggio che non si trova, comunque, se non con una discreta botta di culo).


Germi viene dal titolo del primo album in italiano degli After ed ha pure un sotto-nome, "luogo di contaminazione" (del resto, anni fa uscì un dvd degli Afterhours che si intitolava "Non usate precauzioni, fatevi infettare").
Potevo io andare a Milano e non andare a verificare DI PERSONA se i guadagni post X-Factor sono stati reinvestiti bene? Ovviamente no, quindi sabato scorso con l'amica e cognata Laura ci siam buttate per un dopocena alla volta di via Cicco Simonetta, la strada dove si trova il locale. Entriamo e due sorprese: dentro ci sono solo quattro persone (cinque se si conta il barman) ed una di queste è MANUEL AGNELLI.
Faccio la tessera per entrare, che costa cinque euro e per la quale ti chiedono di pre-iscriverti online almeno 24 ore prima di andare nel locale, e mi accorgo che sul banco all'ingresso ci sono le cassettine di Tinals, lavoro di creativi che hanno avuto l'idea di sfruttare gli involucri di plastica dove un tempo si custodivano le musicassette e i loro libretti per farli diventare dei contenitori di mini fumetti. In pratica, tu apri l'involucro e dentro ci trovi, al posto del libretto, una storia disegnata che illustra, in maniera più o meno onirica, una canzone. Ogni involucro appartiene a una canzone diversa e contiene un lavoro di un fumettista diverso. Potevo dire ad Agnelli: "Sai che io ho una Tinals unica, perché anni fa ho partecipato ad una serata in cui Alessandro Baronciani (che è stato pure un ospite di Germi il mese scorso), a costo di farsi venire la tendinite, ad alcuni fortunati prenotati ha disegnato dal vivo una musicassetta su una canzone a richiesta e la mia era "Pelle" degli Afterhours?"



Potevo dirlo e non ho detto niente, anzi, mentre Laura continuava a dire sottovoce: "Dai ma avviciniamoci, diciamo qualcosa", io ho attuato la strategia che ha fatto innamorare milioni di donne: l'ho ignorato. Ho mostrato totale distacco, mi guardavo intorno con la faccia di chi diceva: "Mmh bello 'sto posto, peccato che c'è poca gente", calma e FINTAMENTE indifferente.
Dicevo che questa strategia ha fatto innamorare milioni di donne etero, ché Marco Ferradini "Teroema" mica l'ha scritta per caso... peccato che con gli uomini non funzioni. Passi per stronza e basta, e infatti io sono single da undici anni.
Col barista, che è molto carino ma NON E' Manuel Agnelli, mi sento più rilassata e riesco a ordinare due cocktail dicendo: "Fai tu, scegli una cosa che ti riesce bene". Ci porta due coppe di gin, liquore alla rosa e boh, il resto degli ingredienti l'ho rimosso, con dentro una rosellina, molto graziose da vedersi e anche molto buone (care ma vabbè, pure a Roma non è che la qualità te la regalino).
Continuo a parlare dei libri che ci stanno intorno, di come sia bella l'illuminazione tenue ma calda, mentre Laura mi guarda con uno sguardo del tipo "Guarda che non ti ricapita un'altra volta".
Sarà il cocktail che entra in circolo a sciogliere un minimo gli imbarazzi, ci alziamo e ci avviciniamo al grande juke-box che troneggia nella piccola prima stanza di cui Germi è composto (c'è la parte ingresso, con delle poltrone, un paio di tavolini e il bancone del bar, e la parte dove si suona o si presentano i vari ospiti, con una splendida libreria alle spalle, anzi, a dire il vero, i libri sono meravigliosamente OVUNQUE). Chiedo al barista se funziona davvero e lui mi dice: "Certo, anzi, vi faccio scegliere una canzone". Dalla sua tasca spunta un gettone conservato da chissà chi (i juke-box andavano a gettoni, come le cabine del telefono... lo specifico perché metti che io abbia dei lettori giuovani) e io immediatamente vado con la macchina del tempo della mia mente a un Festivalbar dopo l'altro, quello che con la finale all'Arena di Verona decretava la canzone vincitrice dell'estate in base al numero di ascolti ai juke-box, che erano disseminati in ogni lido e bar che si rispettasse. Ripenso a Josè, il mio primo amore "da grandi", estate 1987, io 13 anni e lui 18. Una canzone che mettevamo sempre al juke-box quell'anno era "Gente di mare" di Tozzi e Raf. Sul juke-box di Manuel Agnelli "Gente di mare" non c'è e del resto, mi sarei pure vergognata come una ladra a metterla (Laura mi dice che la canzone la posso scegliere da sola).
Penso che "The killing moon" di Echo & The Bunnymen sarebbe una scelta di gran classe, Manuel l'ha pure coverizzata e invece no, che cavolo, non facciamo le lecchine e dimostriamo un po' di personalità, mi dico tirando fuori il mio lato Marinellac'è.
Sono giorni che parlo di Rocketman, il biopic su Elton John, e di quanto vorrei vederlo. E' fatta, la mia scelta è conclusa.


Il barman carino infila il gettone, io digito il codice e partono le note. Alle mie spalle c'è qualcuno che canticchia, forse è Manuel, non lo so, Manuel che canticchia la canzone che ho scelto io, non capisco più niente, so solo che sono felice, tanto.
Alla fine, prima di andare via, ad Agnelli ci avviciniamo davvero. Gli diciamo che il locale è molto bello e che ci piacerebbe che ospitassero Cristina Donà e Ginevra Di Marco, che hanno realizzato da poco un bellissimo disco con un crowdfunding a cui ho partecipato.
Manuelone ringrazia, dice che il merito, se il locale è bello, non è solo suo, che Cristina Donà la conosce bene (lo sappiamo, Manuel, LO SAPPIAMO) e che la potrebbe ospitare ma non a breve, perché la programmazione estiva di Germi è già tutta definita.

I Germi della programmazione di giugno.


Io gli chiedo se i concerti nel locale iniziano davvero alle 21 come è scritto e lui mi dice che sì, più o meno, perché puntano a non chiudere le serate più tardi di mezzanotte (praticamente il mio sogno da lavoratrice che la sera vorrebbe uscire invece di collassare in vista della sveglia all'alba del giorno dopo). Gli dico che Hugo Race, che suonerà tre giorni dopo a Germi, io l'ho visto in concerto a Roma pochi giorni prima e che è stato davvero molto bravo. Ometto di dirgli che ho iniziato ad ascoltarlo non perché musicista per Nick Cave (ANCHE per quello) ma perché me lo ha fatto conoscere, indirettamente, proprio lui, quando sono saliti insieme sul palco di "Songs with other strangers" nel 2010 al Palladium. Chissà, magari gli avrebbe fatto piacere saperlo ma ormai non gliel'ho detto, pazienza, magari un giorno passerà da questo blog e lo scoprirà.
Io e Laura ce ne andiamo, lei c'ha l'adrenalina a mille e io pure, cammino come su una nuvola nella calda notte milanese, e penso che Germi mi piace tanto perché mi ricorda un posto: mi ricorda CASA MIA.
Su un divanetto c'era persino un vecchio numero di XL, il mensile di Repubblica che ormai esiste solo come pagina fb, con in copertina Lou Reed. Lo avevo salvato proprio pochi giorni prima e messo in bella vista sulla mia libreria, che è il punto nevralgico della mia casa (anche perché, oltre, a quella, può contenere molto poco altro). Vi lascio con qualche foto della mia casa. Ecco, Germi non l'ho fotografato ma è proprio così. Se vivete a Milano o vi trovate di passaggio, una visita gliela dovete. Io scrivo e nella playlist che ho in sottofondo arriva "To wish impossible things" dei Cure... ma l'impossibile, alla fine, non è solo quello che non proviamo a fare, citando lo slogan del Meeting del Mare 2009 dove suonarono proprio gli Afterours? Chissà... se il contagio si espanderà fino a Roma, io sono pronta.






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