mercoledì 12 febbraio 2020

Qualche buon motivo per ascoltare gli Editors (ed andare ad un concerto anche se siete da soli)

Mentre scrivo, qualcuno, a Milano, si sta preparando spiritualmente per partecipare stasera alla terza delle date italiane degli Editors.
A Milano - non c'è niente da fare - a livello di concerti hanno quasi sempre una marcia in più: oltre al fatto che la location milanese, l'Alcatraz, a dispetto del nome non ha nulla da spartire con quella romana, l'Atlantico, una costruzione sulla Colombo orribile e con un suono solo appena appena più decente di quello del Palazzo dello Sport (essendo parecchio più piccolo, ha il solo pregio di garantire una visibilità migliore, a meno che non si sprofondi totalmente nelle retrovie), per gli Editors i milanesi hanno potuto giocarsela su ben due date consecutive. Noi romani no, una data sola, sold out un mese prima che arrivasse.



Siccome io, nella vita, non ho azzeccato quasi nulla tranne l'organizzazione per andare ai concerti, ero munita di biglietto già da tre mesi. A chi mi diceva: "Ma tu sei così sicura che questi fanno sold out? Non mi pare che li conoscano in tanti..." rispondevo: "Assa fà, hanno in giro un "best of" davvero molto carino e ben fatto. Negli anni, sono stati ospiti al Concertone del Primo Maggio a piazza San Giovanni, hanno fatto un po' di passaggi televisivi in trasmissioni seguite come "Ossigeno" di Manuel Agnelli e, più recentemente, "Propaganda Live" su La7 (anche se lì, pur adorando la trasmissione, ricordo che furono liquidati in maniera tristemente rapida), hanno suonato prima dei Cure nell'ultima edizione di Firenze Rocks. Vedrai che andrà bene".
E infatti è andata benissimo.
Il palazzetto era strapieno, temperatura da fornace atomica, pubblico non troppo giovane - evidentemente i loro suoni catturano prevalentemente i nati tra i '70 e gli '80. Purtroppo, anche se eravamo in prevalenza "over", 'sto cazzo di viziaccio di impallare la visuale altrui coi propri maledetti smartphone per riprendere e fare foto purtroppo non si perde.
Il segreto per dimenticarsi 'sti  poràcci affamati di condivisioni che non si calcolerà nessuno?
Chiudere gli occhi e BALLARE.
Dio, quanto ho ballato lunedì... perché, se è vero che i suoni degli Editors sono cupi, quanto sono trascinanti pezzi come "Papillon", forse il loro brano più famoso, o "A ton of love" con quel grido, "Desire", che non sentivo così intenso dai tempi in cui lo scandiva Bono Vox nell'epoca d'oro degli U2?




Il cantante Tom Smith è bravo e pure figo, se ti piacciono, come piacciono a me, i magrolini col vocione, e la band gli va dietro alla grande. Tutti i presenti, all'uscita, in particolare elogiavano il batterista, che ha fatto un lavoro egregio. Vedevo che sulle casse avevano posizionato un pupazzetto, poco più grande della sorpresa di un uovo kinder: da dove ero io sembrava un mini-gladiatore ma chissà...
Lunedì sera stava piovigginando ed io ero sola, coi mezzi e senza ombrello - hai visto mai non me lo facessero passare ai controlli.
Mentre mi dirigevo in questo posto allo sprofondo, dove avrebbero tenuto il concerto, maledicendomi per come mi vado a buttare in queste situazioni del cavolo ("e sei sola, e non sai come tornare, e non hai i soldi per il taxi...") cercavo conforto intrattenendomi in chat con gli amici che sapevo che mi avrebbero incoraggiata, facendomi sentire un po' meno folle nella mia idea di sfidare distanze, solitudine, maltempo, TUTTO pur di arrivare al mio scopo: la musica dal vivo!
Scesa dal terzo mezzo, l'ultimo, con cui sarei arrivata all'Atlantico, piano piano ho sentito che mi cresceva dentro l'adrenalina, però non più quella dell'ansia, quella del "ma chi me l'ha fatto fare" ma quella di chi sta andando incontro ad una situazione che ama, contro ogni pallosissimo buon senso, che avrebbe imposto di stare a casa con plaid e tisana in una serata così.
Mi sentivo CORAGGIOSA, io che ho paura di guidare, di nuotare, cambiare lavoro, di non innamorarmi più. Sono entrata all'Atlantico e dieci minuti dopo, puntualissimi, gli Editors hanno cominciato con "An end has a start", una canzone che dice "Non penso che oggi pioverà ancora. C'è un diavolo al tuo fianco ma sta per arrivare un angelo. Qualcuno accenda la luce perché qui ci sono molte più cose da vedere. Quando hai catturato il mio sguardo, ho visto ogni luogo nel quale andrò e voglio andare. Sei arrivata da sola e così te ne andrai, con la speranza nelle tue mani e aria da respirare".
Due ore dopo di concerto , ero fuori e in meno di un'ora, sola, coi mezzi, di sera, ero a casa. Con la speranza nelle mani, aria da respirare e la possibilità di dire: "Anche stavolta è andata bene".