domenica 25 marzo 2018

Cosa puoi fare fino al 7 aprile.

Come va? Sopravvissuti al cambio di lancette o siete di quelli che si lamenteranno dell'ora di sonno persa almeno fino alla fine della settimana?
Coraggio, forse - almeno a Roma - la primavera è iniziata per davvero.

Per quelli che proprio non ce la possono fare a rassegnarsi ad un tempo libero fatto di pizza (o altro comfort food) & serie tv, qualche suggerimento per cose da fare che ci traghetteranno fino alla fine della prima settimana di aprile.

Per chi ha tempo e modo di andare al cinema in settimana, martedì 27 e mercoledì 28 torna nelle sale cinematografiche "Caravaggio, l'anima e il sangue", il film di storia dell'arte a cui presta la voce dell'io narrante Manuel Agnelli, molto bravo e magnetico anche quando non si vede. Io sono stata a vederlo oggi, perché a Roma è rimasto in cartellone al cinema Madison anche nei giorni non canonici, ed effettivamente è un lavoro davvero interessante sulle opere di un'artista dall'anima inquieta che non può non colpire, specie quando si narra della velocità con cui riusciva a trasformarsi da Maestro a delinquente. Ho trovato molto coinvolgenti soprattutto le parti narrate da Carlo Strinati, il critico d'arte che ho conosciuto attraverso l'intervista a "Ossigeno", la trasmissione dell'Agnellone (purtroppo finita) su Rai 3 (ma che potete recuperare puntata per puntata su Raiplay).


Per restare sempre su "Ossigeno" e i semi buoni che ha sparso, mercoledì 28 suona all'Auditorium Joan as Police Woman, che è stata una delle prime ospiti dell'Agnello ed è un'artista molto valida che in tv non si vede praticamente mai. Sarebbe bello ascoltarla dal vivo... magari la prossima volta capita nel we!

Venerdì 30 c'è un evento secondo me davvero bello... se lo saltate, spero abbiate davvero un più che valido motivo!
Intanto è, appunto, di venerdì - quindi nel fine settimana, annunciato per le 21 - meraviglioso orario che non ti costringe a tener gli occhi aperti con gli stecchini se ti sei alzato all'alba per andare al lavoro - in una location elegante e centrale come il Palazzo delle Esposizioni, a via Nazionale. L'ingresso è incluso nel prezzo del biglietto alle mostre in corso nel Palazzo (niente di imperdibile, mi sembra, ma tanto vale approfittare): si tratta della riproposizione di "Come è profondo il mare" di Lucio Dalla da parte del duo Ilaria Graziano & Francesco Forni. Loro sono bravissimi ed hanno un disco fresco d'uscita, dell'album di Dalla dico solo che, oltre alla title track - che penso sia una delle più belle canzoni italiane di sempre - contiene pezzi famosissimi come "Disperato erotico stomp" e LA canzone triste per eccellenza, "Quale allegria", uno di quei pezzi spaccacuore che, se hai una botta di masochismo e te la senti in un sabato sera in cui la vita sembra essersi dimenticata di te (ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale), rischi di inondare la stanza di lacrime (però catartiche, perché in quel pezzo c'è davvero TUTTO e tu continui a sentirti triste ma, per lo meno, un po' meno solo).


Sabato 31, se non siete impegnati con la messa di Pasqua, ci sono i Bud Spencer Blues Explosion al Monk Club di via di Portonaccio. Hanno il disco nuovo, "Vivi muori blues ripeti", in uscita da poco: io l'ho sentito e, boh, sarà la primavera ma lo vedo MOLTO adatto come colonna sonora per qualche serata hot (ascoltare pezzi come "La donna è blu" o "Di fronte a te, di fonte a me" per credere :)

Bypassate Psqua e pasquetta, nel primo weekend di aprile ci sono Francesco Di Bella a Largo Venue venerdi 6 aprile e Diodato sabato 7 al Monk. Sono due artisti che stimo e di cui nel blog vi ho parlato tante volte... spero di riuscire ad andarli a sentire, magari in buona compagnia!

Chissà, però, se qualcuno di quelli che passano di qui ha l'introvabile biglietto per i Maneskin, che suonano sempre sabato 7 al Quirinetta.


Pòrelli, alcuni siti li trattano una monnezza!!! E' vero, a Roma si direbbe che "se la sentono calla 'na cifra" però non sono così male, dai! Tra l'altro, alla faccia di chi, all'indomani dell'annuncio del tour soldout ovunque, sosteneva che non sarebbero arrivati a mangiare la colomba: li ho appena sentiti esibirsi a "Che tempo che fa"... questi la colomba se la magnano eccome! Del resto, che dire... in tema pasquale hanno avuto davvero un BUON maestro!




domenica 18 marzo 2018

Le mostre - quelle belle.

E' un periodo in cui sono in fissa con le mostre, con le quali diversifico la mia consueta attività da tempo libero da "concertara" (sarà la vecchiaia?)
La scelta non manca, a Roma e fuori: il 2018 sembra essere davvero un grande anno, da questo punto di vista!

Per esempio, cercando info sulla mostra "Io, Dalì", in corso al PAN - Palazzo delle Arti di Napoli, mi sono imbattuta in una iniziativa davvero encomiabile: la "giornata della disconnessione" (anche se capisco che, detto da un blog online, fa abbastanza ridere). A Napoli, si sono inventati che il primo giorno di primavera, mercoledì 21 marzo, sarà anche la giornata senza internet. Chi deciderà di spegnere pc e smartphone e andarsene in giro a vedere e fare DAL VERO, verrà premiato, per esempio con l'ingresso alla mostra su Dalì a cinque euro invece che a dieci.


Ultimamente, sono stata a Milano e ho visitato due mostre che mi sento di consigliare.


La prima è quella su Frida Kahlo, che, come sa chi mi legge e/o mi conosce di persona, per me è nu piezz 'e core.

Nonostante, da quando è scoppiata la mia grande passione per questa artista, abbia letto e visto tantissimo materiale su di lei, questa mostra rappresenta comunque una chicca, con foto e dipinti che io, tra Roma, Genova e Bologna, ancora non avevo mai visto, tipo tante sue foto da bambina, il carteggio con l'amata nipote, una specie di ex-voto che aveva donato a Diego Rivera, suo grande amore, in cui i loro volti divisi a metà vanno a comporne uno unico, ed il "Ritratto di Luther Burbank", un orticoltore a cui Frida aveva voluto rendere omaggio creando un ritratto allo stesso tempo macabro e vitalissimo, in cui la pianta e l'uomo traggono linfa vitale dal cadavere dell'uomo stesso.



Questa mostra è introdotta da una bellissima animazione che nasce dalla graphic novel di Vanna Vinci "Frida, operetta amorale a fumetti", un libro splendido in cui Frida e la morte dialogano fino all'incontro finale.



Un'altra chicca di questa esposizione è la sala dedicata a Frida e Diego Rivera, dove si viene accolti dalle note della canzone di Brunori SAS "Diego e io" e si fa fatica a trattenere le lacrime, perché un grande amore doloroso (o forse più di uno) ce lo abbiamo o ce lo abbiamo avuto tutti e, a un certo punto, l'emozione diventa talmente grande che uno ha bisogno di allontanarsi per decomprimersi.


Se proprio dovessi muovere un appunto a questa mostra, direi che quell' "Oltre il mito" che sta nel titolo della mostra stessa è stato, per me, un pochino disatteso, nel senso che, a mio parere, andare oltre il mito di Frida significa non dipingerla solo come una creatura fragile e sfortunata dotata di un grande talento ma anche come una donna forte, volitiva e che, al di là delle innegabili sfighe di cui la vita l'ha ricoperta prima di finire a 47 anni, si è pure parecchio divertita, per esempio con la ricercatezza della sua immagine, con tanti amanti etero e lesbo (non era solo Diego quello che si toglieva gli sfizi) e con il riconoscimento della sua bravura e del suo fascino fuori dalle righe in tanti ambienti blasonati.

Spero di avervi incuriositi con le mie parole... se sì, avete tempo fino al tre di giugno. Non fatevi spaventare dai prezzi non popolarissimi: questa mostra vale tutti i soldi che spenderete e, se avete tessere tipo quella della Rinascente, presentandole in cassa potrete anche godere di qualche sconto. Si è parlato di file allucinanti: io ci sono andata un venerdì mattina ed ho potuto fruire della mostra con un numero di persone assolutamente gestibile, anche se non stento a credere che nel weekend si possa raggiungere anche l'ora e mezza di coda che alcuni cordoli appoggiati in biglietteria segnalavano.

Un'altra mostra visitata nei miei giorni milanesi è stata "Revolution", carrellata attraverso musica, usi e costumi che traghettarono gli anni '60 nei '70, presso un bellissimo spazio contemporaneo, la Fabbrica del Vapore, che si trova poco distante dal Cimitero Monumentale.


La mostra viene dal Victoria & Albert Museum di Londra, come "David Bowie is" che vidi a Bologna. Siamo lontani da quei livelli di perfezione ma è comunque una mostra gradevole (anche qui dotatevi di tessere da squadernare in cassa per risparmiare qualche soldino sul prezzo pieno).
L'audioguida che vi daranno non è una vera e propria guida ma, piuttosto, una colonna sonora (i curatori si sono divertiti a realizzare una bella playlist a tema su Spotify e Youtube) che vi farà compagnia nei vari ambienti, fino alla sorprendente sala finale, di cui non vi svelo nulla ma che vale l'eventuale attesa per entrare.
Il pezzo forte sono i tantissimi vinili esposti alle pareti, provenienti dalla collezione del leggendario dj inglese John Peel: guardandoli, ci si accorge di come la maggior parte di quei dischi siano entrati nella storia, tanto da essere conosciuti e ascoltati ancora oggi, a cinquant'anni di distanza e più. Forse davvero, di quel periodo di utopie e di grandi ideali, una delle (poche) cose rimaste è la musica...

I miei prossimi obiettivi-mostra sono ASSOLUTAMENTE "Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains" al Macro di via Nizza (uno spazio talmente bello che già da solo vale una visita), anche perché ho scoperto che entro fine marzo, dal lunedì al venerdì, i possessori di Cartafreccia hanno diritto ad uno sconto (lo sapete, no, che sono la regina del vivere alla grande ma low-cost), e, forse, William Turner in un altro spazio stupendo, il Chiostro del Bramante, che inizierà in settimana, il 22.

Un esempio della potenza delle opere di Turner

Anche se non è la giornata della disconnessione, quindi, non facciamoci risucchiare tutte le energie dal lavoro e dalle incombenze noiose: usciamo, incuriosiamoci, VIVIAMO!


sabato 3 marzo 2018

La seconda puntata di "Ossigeno" e riflessioni random di un sabato sera solitario.

Dopo giorni di pioggia e neve, stasera su Roma c'è una enorme luna quasi piena. 

Domani si vota e non so più quanta gente mi ha detto: "Vado a votare ma non so per chi". Non è un buon segnale, anche se, vista l'aria di sfiducia che tira, è comprensibile (anche se, a parer mio, almeno un paio di schieramenti restano tra gli invotabili sicuri).

E' sabato sera, sono tornata da una mostra su psichiatria e antipsichiatria che mi ha messo addosso una discreta angoscia. 
Serve qualcosa di bello.

Ripenso a ieri, a quando ho recuperato su Raiplay la seconda puntata di "Ossigeno" e, come la volta passata, mi è sembrato un bel volo che apre la mente. Qualcuno dice che deve durare di più dei suoi 51 minuti. Io no, io lo trovo perfetto così, come quegli incontri d'amore che non durano troppo a lungo perché ti piace che resti la voglia di rivedersi ancora e, nel frattempo, pensarsi.

Eccezionale il duetto tra Ben Harper e il bluesman Charlie Musselwhite. Se abitassi a Milano, visto che hanno aggiunto il 24 alla data al sold out del 23 aprile, io non me li perderei, soprattutto perché il giorno dopo il concerto sarà festa di Liberazione.


Su Vasco Brondi, che era l'altro ospite musicale, non dico molto perché non mi ha tantissimo colpito: speravo cantasse "Oceano di gomma", accompagnato da Agnelli e da Rodrigo D'Erasmo, e invece niente anche stavolta, come a Prato. Mi ha colpito sicuramente di più Agnelli quando, ad un certo punto dell'intervista, ha detto una cosa tipo: "La musica è una dea Kali e vuole sempre più sangue".

L'intervista a Bonolis è stata abbastanza criticata, qualcuno ha detto che il personaggio non c'entrava nulla col programma e, invece, secondo me, la sua presenza era MOLTO indovinata, specie perché si parlava, tra le altre cose, di confini e steccati tra cultura e intrattenimento.
Tra l'altro, Bonolis, nei suoi fiumi di parole, ad un certo punto ha nominato Baudelaire ed una poesia, "Una carogna", che non conoscevo.
L'ho cercata e ve la lascio, inquietante e bellissima.

UNA CAROGNA
Ricordi tu l’oggetto, anima mia, che vedemmo
quel mattino d’estate così dolce? Alla svolta d’un sentiero
un’infame carogna sopra un letto di sassi,
le gambe all’aria, come una femmina impudica,
bruciando e sudando i suoi veleni, spalancava, con
noncuranza e cinismo, il suo ventre pieno
d’esalazioni.
Il sole dardeggiava su quel marciume come
volendolo cuocere interamente, rendendo
centuplicato alla Natura quanto essa aveva insieme
mischiato;
e il cielo contemplava la carcassa superba sbocciare
come un fiore. Il puzzo era tale che tu fosti per venir
meno sullerba.
Le mosche ronzavano sul ventre putrido donde
uscivano neri battaglioni di larve colanti come un
liquame denso lungo gli stracci della carne.
Tutto discendeva e risaliva come un’onda, o si
slanciava brulicando: si sarebbe detto che il corpo
gonfio d’un vuoto soffio, vivesse moltiplicandosi.
E tutto esalava una strana musica, simile all’acqua
corrente o al vento, o al grano che il vagliatore con
ritmico movimento agita e volge nel vaglio.
Le forme si cancellavano riducendosi a puro sogno:
schizzo, lento a compiersi, sulla tela (dimenticata)
che l’artista condurrà a termine a memoria.
Dietro le rocce una cagna inquieta ci guardava con
occhio offeso, spiando il momento in cui riprendere
allo scheletro il brano abbandonato.
Eppure tu sarai simile a quell’immondizia, a
quell’orribile peste, stella degli occhi miei, sole della
mia natura, mia passione, mio angelo!
Sì, tu, regina delle grazie, sarai tale dopo l’estremo
sacramento, allora che, sotto l’erba e i fiori grassi,
andrai a marcire fra le ossa.
Allora, o bella, dillo, ai vermi che ti mangeranno di
baci, che io ho conservato la forma e l’essenza
divina di tutti i miei decomposti amori
Agnelli ha cantato due pezzi, uno all'inizio e uno alla fine. Il primo era "Dio come ti amo" di Domenico Modugno. Ha detto che era una delle canzoni preferite di suo padre, che la cantava sempre a sua madre e "Stasera, invece, la canto io". Mi son venuti gli occhi lucidi, esattamente come quando ha chiuso con "Place to be" di Nick Drake.
Mi ha fatto venir voglia di risentire quel disco, "Pink moon", che comprai tantissimi anni fa, quando ancora ero un'universitaria che si rivendeva i libri appena finiti gli esami per comprarsi i cd e a Piazza Re di Roma c'era un negozio di dischi che aveva sempre roba incredibile senza commessi spocchiosi che ti guardavano dall'alto in basso (ogni riferimento a "Disfunzioni Musicali" NON E' puramente casuale).

La parte, però, che più di tutte mi ha parlato al cuore e che mi piace condividere con voi è l'esibizione di Emidio Clementi, cantante dei Massimo Volume, amico da una vita di Manuel Agnelli e ora coinvolto in un nuovo progetto che si chiama Sorge.
La sua non era una vera e propria canzone: si intitola "La sera" ed era uno spoken word, un recitato su una base sonora.
Io non lo conoscevo e l'ho cercato.

"E ogni sera mi perdo in quella zona di te tra gli occhi e la fronte, che adoro e che temo più dei cani e della morte. con cui faccio i conti la notte. che s'accende di colpo e mi attira lontano, dove non conta la mia grazia né gli amori che ho snobbato..."
Continuo ad ascoltarlo e riascoltarlo e ogni volta si arricchisce di significati e mi piace sempre di più.