giovedì 16 giugno 2016

Di quando Simon Le Bon era il mio Manuel Agnelli.

La settimana scorsa, martedì 7 giugno, sono stata al concerto dei DURAN DURAN, che apriva la stagione 2016 del Rock in Roma a Capannelle, dove - presumibilmente - tornerò il 19 luglio per il live degli Afterhours, e più di una persona mi ha detto: "Ma come, non hai scritto nulla di quella sera?"

Il problema è stato che mi sono resa conto che, a quel concerto, io non ero sola: io ero con la me stessa che, tra il 1984 e il 1987, è stata INNAMORATISSIMA dei Duran Duran, e di Simon Le Bon in particolare. 

Me ne sono accorta fin da quando, piazzato come secondo pezzo in scaletta, ho riconosciuto le prime note di "Wild Boys" ALL'ISTANTE, e l'ho avuto ancora più chiaro quando, sola tra millemila sconosciuti, non sono riuscita a frenare le lacrime sul penultimo brano, quella "Save a prayer" che, insieme a "Careless Whisper" di Geroge Michael, è stato il lento che ha visto il maggior numero di innamoramenti, più che altro vissuti nella mente, delle adolescenti e pre-adolescenti degli anni '80.

Su Save a prayer ho capito che io ero la donna di 42 anni che portava al concerto la se stessa bambina di trentadue anni prima, quella bambina che si innamorava della musica mentre aspettava di innamorarsi di una persona vera, e le dicevo: "Vedi? Ce l'abbiamo fatta, eccoci qui!!! Hai fatto bene a fidarti di me!"

Questa era una delle mie foto preferite dei tempi d'oro, nonché poster in allegato ad uno dei numeri di "Tutto musica & spettacolo", grande lettura dell'epoca.

E' stato il mio primo gruppo preferito, la prima musica "da grandi" che ho apprezzato (del resto, nell' 84 avevo 10 anni e tra le mie contraddizioni c'era che mi piacevano i primi masculi ma ancora giocavo con le Barbie). Collezionavo adesivi e ritagli con le loro facce, che all'epoca erano OVUNQUE, e ogni sera baciavo religiosamente il poster di Simon, facendomi due conti su quanti anni ci potessero ancora volere per incontrarci, fidanzarci e sposarci :)))

Al di là del fatto che scatenavano alla grandissima le mie prime tempeste ormonali, adoravo la loro musica. Su cassette pirata fatte spesso di registrazioni pessime, perché i miei erano contrari alla paghetta e NESSUN ADULTO si sognava di comprarmi un loro disco né io mi azzardavo a chiederlo per paura di sentirmi dire di no, ascoltavo e riascoltavo i loro pezzi e sapevo riconoscerli TUTTI fin dall'attacco. Mi emozionavo cantando con parole inventate, mi batteva il cuore, sentivo come una scossa alla spina dorsale... ero felice ma non si doveva troppo far vedere, perché sempre i mitici adulti mi prendevano per culo: non si poteva essere felici per 'ste cazzate!!!

Mio padre, mentre mi guardavo di contrabbando - sentendomi colpevole come neanche stessi guardando un porno a undici anni - le puntate di "Be Bop a Lula", il programma di Red Ronnie in cui si parlava spessissimo di loro, mi diceva: "Ma tu vuoi essere come quelle matte che urlano quando passano?". Mi guardavo bene dal dirgli che sì, avoja, io VOLEVO ASSOLUTAMENTE essere come loro, volevo essere quella che gridava più di tutte, hai visto mai Simon si girasse e mi notasse nella folla, ma mi vergognavo e non dicevo niente o mentivo spudoratamente.

Ieri Manuelone e tutta la nuova/vecchia formazione degli Afterhours, con cui sta girando per promuovere il nuovissimo Folfiri o Folfox (di cui, prima o poi, si decideranno a pubblicare la mia recensione su Shiver) erano alla Feltrinelli di via Appia a farsi intervistare e a suonare qualche pezzo.

Per motivi non legati alla loro presenza, ero in zona già dalle quattro e mezzo del pomeriggio, e loro avrebbero suonato due ore dopo. Mi son detta: "Eh ma che son matta, che vado COSI' PRESTO a piazzarmi lì, come una scema, due ore prima?" ma poi mi sono risposta che sì, se voglio io posso fare anche queste cose e non sono matta, voglio solo essere felice.

Mi son seduta, tanto a quell'ora c'era talmente poca gente che si scialava coi posti, mi son vista pure le prove (rigorosamente fatte senza il buon Agnellone superstar - in più mancava Xabier, che uno del pubblico dietro di me ha definito "quello basso" :)))), intervista, showcase di cinque pezzi ("Ti cambia il sapore", "Nè pani nè pesci", "L'odore della giacca di mio padre", "Padania" e "Non voglio ritrovare il tuo nome"), autografi sul ciddì e foto di rito, per i quali - data la mia pole position - sono stata tra le prime sei persone ad accedere al cospetto dell'Agnello e dei suoi e mi son sentita una totale privilegiata, visto che, alla fine, c'era talmente tanta gente che qualcuno si sarà fatto fare l'autografo e scattare la foto la sera alle 11 -_-

Tutto questo per dire, specialmente in questo periodo in cui sono circondata di amiche e conoscenti che sono tutte dee della fertilità mentre io non riesco a beccare non dico un partner fisso ma almeno uno che non sparisca senza spiegazioni dall'oggi al domani lasciandoti in un mare di lacrime, AMATE le passioni dei vostri figli e nipoti. Seguitele e, anche se non le capite, per lo meno non ostacolatele e non deridetele. Quello che oggi a voi sembra buffo o incomprensibile, per loro E' VITA e, chissà, quando saranno grandi e la vita li prenderà a martellate, è ricordarsi delle passioni che li aiuterà ad attingere ossigeno e nutrimento... e poi, oh, molto probabilmente un sacco di nerdoni che negli anni '80, da ragazzini, sono stati presi per il culo perché passavano i pomeriggi smanettando sulla loro console Amiga, adesso lavorano per Steve Jobs e sorseggiano i loro cocktail in una villa con piscina.

Foto dei Duran Duran scattate al concerto di Milano il 12 giugno da un'amica di mia cognata Laura che era lì, e che son belle perché, anche da lontano, mostrano bene i visual STUPENDI che hanno corredato il concerto in tutte le date del tour, e foto afteriane mie.



















































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