sabato 30 dicembre 2017

Ho pesato il cuore con entrambe le mani: cosa ricordare di questo 2017.

Non si dovrebbe far andare via nessuno senza salutare, figuriamoci un anno. Domani si chiude il 2017.
Per persone a me vicine è stato un anno difficile, per altre bellissimo.
Per me un po' tutte e due le cose. Nella mia vita ci sono state una nascita (la mia seconda nipote) e una morte (Grace, una persona speciale conosciuta in un posto speciale): è stato un anno intensissimo, di conquiste e fallimenti e se anche, in momenti come oggi, i secondi sembrano pesare più delle prime (chissà perché, per alcune persone, un chilo di male pesa più di un chilo di bene... forse perché, come diceva Julia Roberts a Richard Gere in una scena indimenticabile di "Pretty Woman", "E' molto più facile credere alle cattiverie, ci hai mai fatto caso?"), mi piace ricordare alcuni momenti artistici che hanno reso questo anno più bello, colorato ed emozionante.

Film: "La La Land"
Il mio film dell'anno è sicuramente il musical di Chazelle. Ne ho parlato nel primo post che ho scritto in questo 2017. Il piacere che provo riascoltando la sua splendida colonna sonora mi dice che, rivedendolo, mi commuoverebbe esattamente come la prima volta.



Libri: "Faremo senza" (Manu Larcenet) e "Fai uno squillo quando arrivi" (Stella Pulpo aka Memorie di una vagina)
Ho scelto due libri che non c'entrano assolutamente nulla l'uno con l'altro e che mi hanno colpito per motivi diversi. Il primo è un fumetto che ho comprato sulla fiducia (lo consigliava Zerocalcare, che ne ha curato la traduzione dal francese all'italiano) e che mi è piaciuto talmente tanto che l'ho anche regalato. E' una riflessione sulla vita e sulla crescita, profonda, spesso mesta ma acuta e profondissima. Qualcuno ha detto che non va letto se si è depressi: io, invece, penso che non ci siano controindicazioni, anzi, se sei giù, spesso hai voglia di non sentirti l'unico (ecco spiegato il perché dei reiterati ascolti di canzoni tristi da parte di molti di noi).



Mentre scrivo, mi rendo conto solo ora che forse Larcenet e Stella Pulpo una cosa in comune ce l'hanno: parlare, ognuno a modo suo, del significato del tempo che passa, di quanto sia importante "lasciar andare" perché, se non ti liberi del vecchio, il posto per il nuovo non si crea mai.
Leggo il blog di Memorie di una vagina sempre con piacere. A volte parla di sesso, specie da  quando è in partnership con dei siti "a tema" ma più in generale parla della vita in maniera schietta e onesta. Finché è stata single, mi sono spesso riconosciuta nei suoi racconti e comprare il suo libro è stato un po' un modo per ringraziarla. Valore aggiunto è il fatto che la storia che narra è corredata da una playlist che si può ascoltare su Spotify. Se un giorno scriverò un libro, già te lo dico Stella: ti copio l'idea :)



Canzoni: "Il conforto" (Tiziano Ferro e Carmen Consoli) e "Chakra" (Le Luci della Centrale Elettrica)





Il duetto tra Tizianone e la Consoli, in realtà, appartiene a un album uscito nel dicembre del 2016 ma l'ho apprezzato in pienezza solo nell'anno che sta per andare via, specie quando lo hanno cantato a Sanremo ed erano bellissimi IN TUTTO: il look, l'unione delle voci, i gesti, l'abbraccio finale.




Di "Chakra" non mi dimenticherò mai la prima volta in cui l'ho sentita: a mezzanotte, camminando su via del Corso per tornare a casa di ritorno dal concerto di Carmen Consoli all'Auditorium, nel momento stesso in cui l'album usciva e veniva messo su Spotify. Mi son dovuta fermare, io che cammino sempre a passo velocissimo per sentirmi più sicura, perché quella canzone era speciale, si capiva da subito, da quei libri di Lowen in cui anch'io ho cercato delle risposte a "quell'improvviso calo di tensione". Quando parte quel pezzo che dice "ti sogno spesso, nel sogno la città si sta per allagare, ti do' l'ultimo bacio sul portone e ti libero dal male... e mi liberi dal male" piango sempre, pure ora che scrivo, perché è proprio vero che ti sogno spesso perché dal male non mi libera più nessuno, faccio tutto io da sola.

Album: "Terra" (Le Luci della Centrale Elettrica)
Vasco Brondi, Vasco Brondi in tutte le salse. Le Luci della Centrale Elettrica è lui. C'è chi lo odia, io lo adoro, da sempre. Ha fatto un disco stupendo, quest'anno l'ho visto in tour tre volte, pure a Prato nell'indimenticabile serata in cui ha cantato prima degli amati Afterhours, ed ogni volta è stato emozionante constatare quanto è cresciuto artisticamente dagli esordi con "Canzoni da spiaggia deturpata".

Concerti: Eddie Vedder @Ippodromo del Visarno (Fi) e Nick Cave & The Bad Seeds @Kioene Arena (Pd)
Questo è stato, forse, l'anno in cui ho visto più concerti in vita mia e quelli che ho citato diventeranno quei ricordi leggendari con cui sfrantumerò i maroni alle mie nipoti... o forse, chissà, almeno una di loro mi dirà: "Dai zia, raccontami ancora di quando Eddie Vedder cantava e voi vi siete tutti girati verso la stessa direzione perché alle sue spalle scendeva una stella cadente" o "Raccontami di quando Nick Cave ha fatto salire tutti sul palco con lui ed ha abbracciato quel ragazzo del pubblico che si era alzato per farlo passare".





Buon anno, conosciuti e sconosciuti lettori! Grazie a chi c'è stato con me per vedere i film, ascoltare le canzoni, andare ai concerti. Viva la vita VERA! Nell'ultimo post dell'anno passato, mi auguravo di cambiar casa, di averne finalmente una tutta mia. Questo sogno non si è avverato, purtroppo sta nei fallimenti del 2017, ma statene certi, io non mi arrendo. Non fatelo neanche voi, qualsiasi sia il vostro sogno. Buon anno!!!

domenica 26 novembre 2017

Ricordati che devi vivere: Niccolò Fabi @Teatro dal Verme, Milano 20/11/2017

Stamattina mi son svegliata e cantavo: "Non ho visto nessuno andare incontro a un calcio in faccia con la tua calma e indifferenza, sembra quasi che ti piaccia..." eppure ero - e sono - felice.
Felice perché c'è una grande festa, stasera a Roma, è il padrone di casa è Niccolò Fabi, che vuole dare l'arrivederci al suo pubblico con un concerto nella sua città in un posto dove non ha mai suonato.

Foto delle prove pubblicata sulla pagina fb di Niccolò.

Ha deciso che è il momento di fermarsi per un po': NON di lasciare la musica, come era stato erroneamente interpretato e scritto qualche tempo fa durante un'intervista poi riportata da tantissimi siti, ma di prendersi una pausa, di stare fermo per vedere che rumore fanno i suoi pensieri. 
Ha ragione quando dice che molta gente non si ferma mai perché ha paura del senso di vuoto che può provare.

Io amo le feste e amo Niccolò Fabi ma ha deciso di festeggiare in un posto di merd che a me non piace: il Palalottomatica. Allo stesso tempo, non volevo perdermi l'occasione di "salutarlo", visto quello che la sua musica ha significato per me in questi ultimi anni (basta cercare il suo nome nel blog e, dal 2012, lo troverete svariate volte), e allora ho cercato un luogo e un'occasione che fossero davvero adatti a godere dei suoi pezzi, così delicati eppure così potenti.

Tra fine settembre e inizio ottobre, sono iniziate a circolare in rete notizie circa la prima edizione della MILANO MUSIC WEEK, un evento che a novembre, per un'intera settimana, avrebbe riempito di musica la città di Milano. Si faceva già il nome di Niccolò Fabi e del teatro Dal Verme, un posto che mi avevano detto essere molto carino, a due passi dal Castello Sforzesco e, soprattutto, collegatissimo con la metro (con la nevrosi da mezzo pubblico che c'ho io, particolare non di poco conto).

Le modalità di ingresso all'evento, che si preannunciava come iniziale all'interno della Music Wek, non erano ancora decise ma, girando tra i siti come un segugio, ho capito che, acquistando una Milano Card - una sorta di abbonamento, valido anche solo per 24 ore, con sconti vari per musei e altro - avrei avuto qualche possibilità in più di entrare in teatro, visto che il concerto era previsto come GRATUITO ma noi fruitori di musica nonché amanti del vivere low-cost sappiamo che, dietro una gratuità, spesso si celano sòle o sbattimenti. Avevo ragione e a teatro a sentire Fabi, lunedì 20 novembre, ci sono entrata al solo costo della card (che, tra l'altro, per un giorno mi ha consentito di prendere tutti i mezzi che volevo) anche se, quando hanno distribuito i biglietti al Dal Verme, io ero a 600 km di distanza e la gente smadonnava su internet perché in mezza giornata erano già finiti (in realtà, il teatro quella sera aveva un sacco di posti vuoti, tanto che poi ci hanno fatto sedere tutti molto più avanti rispetto alle poltrone assegnate, lasciando vuote le parti laterali, ma questo è uno dei tanti misteri organizzativi italiani).

Partiamo col dire una cosa: la Milano Music Week può diventare una iniziativa bellissima.
Vedere una città, per una intera settimana, avvolta da eventi di musica di ogni genere, molti dei quali ad ingresso gratuito, è meraviglioso e dà la possibilità di scoprire o ri-scoprire - artisti e luoghi sempre diversi.
Io mi sono fermata solo un giorno, il primo, e sono stata, oltre che al concerto di Fabi, alla chiacchierata con live di Paola Turci - brava e molto simpatica - alla Fondazione Feltrinelli, vicino corso Como. 
Era fantastico vedere l'entusiasmo di chi si era creato proprio un planning del tipo: "Adesso sto dalla Turci, poi mi metto in metro e vado a sentire Fabi e domani è la volta di Caparezza", anche perché gli eventi non si sovrapponevano - cosa molto importante, secondo me, se si vuole creare una vera opportunità di fruizione delle varie iniziative.

Del concerto di Fabi, specifico che si trattava di un live non per intero in quanto, all'interno della serata di un'ora e mezza circa, doveva trovar posto anche un'intervista che inframmezzava le canzoni (con una certa dichiarata difficoltà da parte dell'artista nel doversi calare continuamente da un'atmosfera in un'altra) per un format, Storytellers, che una volta andava in onda su Mtv ed ora, invece, su VH1 (la puntata con Fabi verrà trasmessa l'8 dicembre proprio su questo canale).

Il concerto era in acustico, solo voce, chitarra e tastiera e, secondo me, questa veste impalpabile è quella che più rende giustizia alla grazia delle sue canzoni, che sono come quelle case talmente belle che basta un fiore per trasformarle in delle regge.

Niccolò ha parlato dell'importanza di un riconoscimento e un successo di grande pubblico arrivati quando per molti era tardi mentre tardi non è mai per certe cose e, anzi, un piacere raggiunto quando meno lo aspetti, quando sembrava più proprio di un'altra età e di un'altra stagione della vita, è doppiamente goduto... che dire... quest'uomo è un inno al coraggio e alla speranza!

Ha parlato della responsabilità dell'artista, che può essere un esempio di gentilezza, nel senso più ampio del termine, in un mondo che gentile non è per niente, dove l'aggressività regna sovrana e genera catene di mostruosità tra sfoghi e repressioni.

C'è stato anche un momento interessantissimo in cui ha parlato dell'importanza del COME comunicare un pensiero o uno stato d'animo e prova ne è il demo "Senza capelli", precursore malinconico e un po' arrabbiato del successivo "Capelli" che, con le stesse identiche parole ma con un tono ironico e scanzonato, ha fatto centro e ha portato al pubblico in maniera convincente il messaggio che Niccolò voleva dare ("Lasciatemi libero di essere quello che sono già a partire dal modo in cui mi presento nel mondo").


Inutile parlarvi di quante volte mi sono commossa, inutile dirvi di come mi sono protetta in un bel "chissenefrega" quando ha cantato "Una mano sugli occhi" ed io, col volto rigato di lacrime, mi trovavo da una parte con dei posti vuoti (ve l'ho detto che l'hanno gestita alla cazz male la storia degli ingressi) e da una parte con una coppia che ha passato quell'ora e mezza a ridacchiare (li ho un po' odiati un po' compatiti, perché mi hanno ricordato quelli che ridono nelle occasioni di dolore perché non ci sanno stare).



C'è una frase di "Filosofia agricola" che dice: "Se avessi meno nostalgia, saprei conoscere, godermi e crescere invece assisto immobile al mio nascondermi e scivolare via da qui" e in questi giorni, mentre leggevo l'ultimo fumetto di Zerocalcare, "Macerie prime", mi sono chiesta se il buon Zero conosce questo pezzo, perché il suo libro parla proprio della difficoltà per alcuni (tipo me e lui) di disancorarsi al passato per fare spazio alla novità e alla crescita, probabilmente per viltà, sicuramente per paura.



E' stato intenso, è stato autentico, è stato liberatorio.

Se stasera siete al Palalottomatica, divertitevi, commuovetevi, emozionatevi. E fate arrivare la forza del vostro canto fino a qui.


Set list:
  1. Solo un uomo
  2. E' non è
  3. Filosofia agricola
  4. Senza capelli
  5. Capelli
  6. Il primo della lista
  7. Una mano sugli occhi
  8. Una buona idea
  9. Ecco
  10. Costruire
  11. Lasciarsi un giorno a Roma

lunedì 6 novembre 2017

"Guardami, ora": Nick Cave & The Bad Seeds @Kioene Arena (Padova), 04/11/2017

Nick Cave ha suonato l'altro ieri a Padova coi suoi Bad Seeds, ed era il 4 novembre. 

Ho controllato la data di acquisto sul biglietto: l'ho comprato il 28 di marzo, cioè oltre sette mesi prima dell'evento. Era l'unico modo per avere la sicurezza di stare in parterre, i posti più scomodi (ore e ore in piedi in mezzo alla folla che ci ricordano che, finché riusciamo a farlo, non siamo ancora proprio da rottamare) eppure gli unici per stare DENTRO, AL CENTRO del concerto (tra l'altro la Kioene Arena è piccola, sono solo quattromila posti tra parterre e spalti, e i biglietti sono finiti abbastanza velocemente, complice il fatto che il concerto fosse di sabato e il luogo, a confronto con Milano e Roma, le due date italiane a seguire, più piccolo e con un'acustica migliore).

Questo NON E' un concerto qualsiasi: è stato chiaro da subito.
Io non avevo mai mai visto un'esibizione del genere e sono ventisette anni, cioè da quando ne avevo sedici, che macino live.
Complice qualche persona che conosco o che ho frequentato in passato che lo aveva visto in tour precedenti e me ne aveva parlato, oltre ai tanti video live che circolano su youtube, mi ero lasciata incuriosire, rimanendo davvero affascinata. Mi dicevo: "Se è come nei video, è qualcosa di incredibile". Ecco, non è come nei video: è ANCORA MEGLIO.

Ieri sera, al ritorno da Padova, leggevo un articolo su Noisey che parlava del nostro e della sua lunghissima carriera (ha sessant'anni ed è sulla scena da quando era poco più che ventenne).  
C'era un pensiero, a proposito dei suoi esordi, che ho trovato bellissimo e che, ora che ho visto coi miei occhi e sentito con le mie orecchie, ho avvertito come profondamente reale e vero: "Nick Cave stava costruendo il template - il modello - su cui avrebbe fondato la sua carriera, fatto di corpi che si scontrano in uno spazio romantico in cui divino e infernale sudano assieme".
"Divino e infernale sudano assieme".. è proprio così.
Complici, forse, gli anni, un passato di quelli senza rimpianti imbottito di droghe e vita selvaggia, la morte - due anni fa - di uno dei suoi due figli gemelli, a me questo Nick Cave versione 2017 è sembrato più vicino ad un'altra dimensione che a questa terrena, restando comunque incredibilmente UMANO.

Non ha paura del pubblico, gli si dona con una fiducia TOTALE. 
Si protende sulla gente dal palco fino a farsi sorreggere, canta (meravigliosamente, tra l'altro) guardando occhi e prendendo mani senza perdere mai la concentrazione.
Su "Higgs Boson Blues" cantavamo in coro: "Can you feel my heartbeat?", "Puoi sentire il battito del mio cuore?" e io ho pensato: "Che bello essere qui, ora".
Eravamo quattromila ma era intimo e, nello stesso tempo, c'era un'energia fortissima.
Non so perché ma mi sono venuti in mente i ragazzi morti nell'assalto al Bataclan due anni fa, durante il concerto degli Eagles of Death Metal. 
Davvero, non c'è una spiegazione razionale ma ho pensato a loro, ai loro cuori che in quel momento mi sembrava tornassero a battere sulla Terra attraverso il mio e quello di tutti i presenti, nell'amore per la musica che unisce le loro vite finite alle nostre che proseguono.

Cave è sciamano, è padre, è prete, è domatore di leoni. 

Ha ragione la mia amica che lo aveva visto tre anni fa all'Auditorium che mi ha detto: "Scommetto che non riuscivi a staccargli gli occhi di dosso". 
Su "The weeping song" è sceso dal palco ed è passato tra il pubblico per poi continuare a cantare in alto, in mezzo alla gente, sulla postazione che diffondeva gli effetti video alle spalle dei musicisti (tra l'altro, uno più incredibile dell'altro, Warren Ellis in testa).
Mentre passava, l'ho visto da vicino e mi hanno colpito la sua pelle bianchissima ed il suo viso che non nasconde gli anni che passano, nonostante il fisico asciutto e il suo mitico capello stra-tinto. 
Ha degli occhi incredibili: passava tra la gente, senza security, senza nessuno e tutti gli facevano largo anche se volevano toccarlo. Avrei potuto allungare un braccio e farlo anch'io ma sentivo una sorta di timore reverenziale. Non mi è mai piaciuto toccare i santi, figuriamoci un santo-diavolo.
Nick Cave domina la scena e il pubblico ricambia perché, almeno nella data di Padova, non ho visto accadere niente di pericoloso o di osceno, se non - perversione dei nostri anni - il finale in cui qualcuno tra quelli che ha fatto salire sul palco con lui sulle ultime due canzoni, "Stagger Lee" e l'incredibile "Push the Sky away", che, invece di guardarlo negli occhi mentre cantava, continuava a puntargli contro la fotocamera dello smartphone.

C'è stato, però, un momento che non dimenticherò mai: per farlo passare, un ragazzo del pubblico sul palco non si è semplicemente scostato ma si è alzato proprio in piedi e mi è sembrato un gesto bellissimo, carico di rispetto. 
Cosa fa a quel punto Nick Cave? Abbraccia quel ragazzo ed io vi giuro che era un abbraccio vero, denso. In quel ragazzo c'eravamo noi, c'era il figlio perduto, la trasmissione di un affetto, la giovinezza che vola via ma che vive per sempre nei cuori che ne sanno conservare un pezzettino.
Mi si sono riempiti gli occhi di lacrime e ancora adesso, mentre ne scrivo, mi emoziono.
Sono le 19.37, tra meno di un'ora e mezza anche Milano avrà il suo rito. A Roma tocca mercoledì.

Lunga vita a Nick Cave e ai Bad Seeds. 
Se passano dalle vostre parti, non perdeteli e, se non passano, prendete un treno e cercateli. 

P.S. Tutte le foto sono della mia amica Raffaella, con cui ho avuto il privilegio di condividere questa meravigliosa avventura musicale.


venerdì 3 novembre 2017

A volte ritorno.

Cari orfani del blog, come state?

Qualcuno avrà notato che è dal 31 luglio che non scrivo. Forse è il periodo di silenzio più lungo da quando ho avviato questo spazio. Ho ricevuto parecchie visualizzazioni, nel frattempo, ma, siccome non commenta mai nessuno, resto sempre a chiedermi se siano fake o se qualcuno davvero arrivi a questo blog, in qualche modo, e poi si diverta a curiosarci.

Non sono stata proprio ferma ferma, però, in questi lunghi mesi.
Su Shiver Webzine ho scritto report di live (Cristina Donà, Diodato & Luci della Centrale Elettrica, Afterhours a Prato, Daniele Coccia è l'ultimo) e recensioni di dischi (Mauro Ermanno Giovanardi, che ha tirato fuori un lavoro di rilettura degli anni '90 che mi è piaciuto tantissimo, oltre che la sempre amata Donà) con una frequenza che non avevo da anni.

"Non dico proprio il primo della lista ma neanche l'ultimo degli stronzi": così cantava Elio in "Fossi figo" un po' di anni fa. Ecco, io mi sento esattamente così.

Impossibile fare un riassunto di film, dischi, libri usciti in tutto questo tempo che hanno catturato la mia attenzione e che, per pigrizia, mancanza di tempo, paura di scrivere post tristi che somigliassero più a un pippone che a una condivisione, ho mancato di riportare qui sul blog.
Dico solo una cosa, però: stasera sono EMOZIONATA.
Emozionata perché domani mi sveglio all'alba ma non per andare al lavoro come al solito: prendo un treno e me ne vado a Padova, dove NICK CAVE & THE BAD SEEDS inaugurano un giro di tre date in Italia (le altre sono Milano e Roma, che però era fuori discussione perché li fanno suonare nell'ignobile Palalottomatica)
Solo una notte fuori, abbastanza per beccare il disagio di quello che si preannuncia il weekend in cui cadrà dal cielo tutta l'acqua che non è piovuta ad ottobre, ma anche luna piena e un posto in parterre acquistato con MESI di anticipo per non rischiare il prevedibile soldout.
Basta farsi un giro su youtube o sul profilo Instagram dell'artista per capire cosa succede durante questi concerti che sembrano, più che altro, dei riti sciamanici.
Non so cosa aspettarmi ma so che sarà bello.
Nerds Attack, sito numero uno, per me, per originalità dei suoi live report, ha pubblicato oggi un racconto della data di Lubiana che mi ha fatto veramente brillare gli occhi.

Il manifesto del tour già ci dice qualcosa su come andrà.

"Jubilee Street" è, credo, l'ultima canzone che ho ascoltato con l'ultima persona di cui sono stata innamorata, che mi disse: "Fammi ascoltare qualcosa di bello, scegli tu". Non ho mai saputo se gli fosse piaciuta... chissà se domani la suonano...


Mi piace pensare che domani circolerà un sacco di buona energia musicale in Italia, visto che c'è un altro pienone in giro, oltre a quello di Cave: i Queens of the Stone Age a Bologna, uno di quei gruppi pazzeschi dal vivo, che ancora mi chiedo come è possibile che io me li sia dovuti andare a vedere da sola, quando suonarono tre anni fa al Rock in Roma.


Mentre, quindi, ci si butta nel pieno della stagione dei concerti al chiuso, iniziano ad uscire le date che ci faranno sanguinare il portafogli in estate, tipo gli A Perfect Circle al Castello Scaligero di Villafranca di Verona domenica primo luglio (il singolo nuovo, "The doomed", è una bomba).



Tutto bellissimo, quindi? No.

Da queste parti non si fa la vita della vispa Teresa, anche se la considerazione che si ha di persone come me generalmente oscilla tra quelli che ti vedono una poveraccia e quelli che ti pensano come una assoluta privilegiata.

Situazione sentimentale: Malgioglio (grazie alla pagina fb Boom. Friendzoned che ha fornito questa perla e relativa didascalia).

Ci sono stati - e ci sono ancora - dei momenti parecchio duri, di quelli in cui fai i conti con una vita che, per molti aspetti, ti sembra solo un grosso fallimento e ti porta a chiederti il senso dello stare al mondo in mezzo a situazioni e persone capaci di meraviglia ma anche di toccare apici di schifo incredibili.
Le mie passioni mi hanno aiutato - e mi aiutano - tantissimo quando mi impantano nelle paludi della tristezza peggio del cavallo di Atreju ne "La storia infinita": in particolare, ho pensato e ripensato ad un docu-film, "IL SALE DELLA TERRA", che, nel 2014, Wim Wenders dedicò al fotografo brasiliano SEBASTIAO SALGADO, che, dopo aver fotografato e documentato di tutto, incluso il genocidio in Rwanda e Burundi, decise che l'essere umano era spregevole e non aveva più la forza di vivere. Che cosa lo salvò? Ritagliatevi due ore tranquille nella vostra vita e guardate il documentario per saperlo. Io l'ho trovato MERAVIGLIOSO e VERO, senza quei buonismi e quella retorica che mi fanno venir voglia di diventare cattivissima.



Per un curioso caso della vita, le foto di Salgado sono in mostra, in questo periodo, a Napoli, al PAN, e a Milano, presso la Fondazione Forma.
Come canta la Bandabardò, "se la terra mi chiama non posso restare chiusa tra quattro mura e ho premura di vivere", quindi sapete già quali sono le città in cui ci potremmo incontrare prossimamente.

lunedì 31 luglio 2017

"Ha ancora senso battersi contro un demone." Trent'anni, sentirli tutti e stare bene così: Afterhours@Rock in Roma, 27/07/2017

Alla seconda amica che mi ha detto: "Ma poi il post sugli Afterhours non lo hai scritto più... quando arriva?" ho deciso che, se loro - in particolare LUI, l'Agnellone nazionale - possono suonare da trent'anni ed avere ancora qualcosa da dire in maniera credibile, anch'io posso partecipare al loro milionesimo concerto e scriverci su e, se tornerò a ripetere cose già dette, pazienza, un po' è l'eta che avanza (i vecchi, se ci fate caso, sono terribilmente ripetitivi) un po' è che, per me, E' TUTTO VERO!

Se la domanda che vi state facendo è: "Ha senso andarli a vedere in questo tour?", la risposta è SI' per svariati motivi e ve lo dice una che aveva davvero paura di essere delusa, visto che, ormai, se si parla di Afterhours, spesso è solo per capire quale sia la marca dell'impacco di cheratina che Manuel applica alle ex disidratate e ora fluenti chiome o se con la caruccetta Levante, che sarà con lui tra i giudici del nuovo X-Factor, ci sia davvero una relazione (quanto, invece, sarebbe più punk scoprire che Agnelli ha una tresca con la Maionchi!!!).

Incredibile ma, a fronte di una acustica IMBARAZZANTE in questa data al Rock in Roma (i volumi erano completamente squilibrati, il violino non si sentiva quasi per niente e le parole dei pezzi le riconoscevi solo perché le hai cantate diecimila volte - mentre ti facevi la doccia, mentre eri in lacrime, mentre ti preparavi ad un rituale di accoppiamento), è stato bellissimo anche stavolta.

Vi elenco un po' di motivi in ordine di apparizione, cioè tutte quelle belle cose per le quali so che mi leggete perché non le trovate da nessuna altra parte :)


  • La maglietta di Manuel.
Agnelli fa con le sue magliette esattamente quello che, secondo me, è importante e, nel mio piccolo, provo a fare pure io quando me ne vado al lavoro allo sportello della Asl con la maglietta degli After o di Benvegnù o del Muro del Canto: dare un messaggio, far nascere una curiosità.

A 'sto giro indossava una maglietta con un teschio modello calavera messicana di Ed Harcourt. 
Ho cercato t-shirt e nome ed ho scoperto un artista molto interessante, che sicuramente ascolterò ancora. Chissà se a Matera qualcuno avrà sviluppato le mie stesse domande su Greg Dulli, visto che l'Agnello aveva la maglietta, che si vendeva al concerto che tennero assieme alla Chiesa Metodista con la scritta "Who the fuck is Greg Dulli?", già vista ad X-Factor e che anch'io possiedo - ed ho indossato con l'orgoglio da Marinellac'è proprio alla data romana di questo tour.

  • L'ironia
Posto che, un tempo, a fronte dei problemi tecnici a cui vi ho accennato prima, l'Agnello avrebbe scatarrato non solo sui giovani d'oggi ma anche su tutti i fonici e tecnici a tiro mentre stavolta si è limitato a dire, su un palesissimo problema mentre stavano per suonare "Bianca", "Solo noi facciamo la data zero (questo tour si è aperto nella Capitale) a Roma... la verità è che volevamo farvi vedere tutta la nostra umanità, che troppo spesso è nascosta pure a noi stessi".
Ecco, se a cinquant'anni si arriva a questo tipo di umanità, che non ha paura di ridere di se stessa e della propria imperfezione, invecchiare mi sembra già meno duro.
Certo, l'ironia agnelliana è sempre un po' snobbetta: al tizio vicino a me, che per comodità chiameremo "Er bestemmia" - visto che, per dimostrare il suo sincero e vivido apprezzamento ai brani in scaletta, ha tirato giù cristi e madonne tutto il tempo - che gli urlava fortissimo "Daje, Manuel!" ha risposto: "Come dite? Non vi capisco, non parlo il dialetto"... ma, se non avesse queste uscite, forse lo ameremmo un grammo di meno (parlo, ovviamente, di Manuel, non der bestemmia).

Vogliamo poi dire di quando, su "La verità che ricordavo", s'è liberato della maglietta, mostrando che tante ore in palestra hanno un loro PORCO PERCHE'? 
A fine pezzo, gli hanno urlato: "Nudoooo" e lui: "Più di così?". Al coro di sì, ha risposto: "Eh ma poi non c'è abbastanza spazio sul palco"... che dire... mi è partito in testa un porno-mix musicale tra "La sinfonia dei topi", dove canta "Voglio vivere nel sole, voglio avere un grosso uccello, forse non sarà importante ma in fondo (abbiamo anche la versione "in foto") è proprio bello" e "Cigaro" dei System of a Down ("my cock is much bigger than yours, my cock just walk right through the door"... translate please :D

foto di Giusy Vitale

Il rock è da sempre provocante divertimento... e ci piace anche per questo!
  • Le sorprese in scaletta
La scaletta è veramente UN GIRO SULLA MACCHINA DEL TEMPO. 

Son partiti con "Strategie", che io ho interpretato soprattutto come un modo per dire subito al pubblico "Siamo qui per voi", visto che, con questo pezzo, l'Agnello ha sempre avuto un rapporto un po' controverso e ci sono anche fior di filmati che lo testimoniano.

Hanno suonato un sacco di pezzi di "Germi", il primo album in italiano, uscito quando io li snobbavo perché all'epoca, per me poco più che ventenne e oltranzista come solo i giovani coglioni sanno essere, l'unico che poteva urlare davvero quello che sentivo dentro era Kurt Cobain, avoja Agnelli a sgolarsi dicendo "Inocula, inocula il mio germe". 
Ora che sono invecchiata ho preso gusto a urlare con più pezzi dei cantanti e gruppi più diversi :)

Hanno fatto "Riprendere Berlino" e "Tutto domani" e, per lo spazio di due canzoni, ero ancora su una Micra scassata verde oliva direzione Nettuno, anno 2008... ma i cerchi si chiudono e solo il cielo sa quanta fatica e quanto rispetto per se stessi ci vuole...

foto di Emanuele Carbone
 
Il pezzo più sorprendente per me? "E' la fine la più importante", brano splendido ma, per motivi misteriosi, sempre pochissimo proposto dal vivo... come l'amico autore della foto sopra sa MOLTO bene, ascoltarlo a volume da lite condominiale è una goduria esagerata!!!
  • GIORGIO PRETTE
Giorgio Prette... che dire di questo MERAVIGLIOSO batterista, che ha accompagnato la storia degli Afterhours per 25 di quei trent'anni di storia?

Ancora ci stiamo chiedendo tutti PERCHE' sia finita, soprattutto a vedere la commozione palese del suo tornare alla batteria per suonare quei pezzi che, ok, li ha scritti Agnelli, ma sono molto anche figli suoi e del suo stile, che riesce ad essere rock ma anche elegante e che, senza nulla togliere a Fabio Rondanini che è molto bravo, era perfetto per le canzoni degli After.


Vederlo ritornare a suonare "Ballate per piccole iene" e lasciare la scena su "Voglio una pelle splendida" è stato per tutti i fan storici degli After sicuramente una bella e grande emozione, anche perché, prima di ritornare sul palco per il finale, col massimo dell'umiltà lui si è seduto buono buono su una cassa a finire di vedersi il concerto e, giuro, a vederlo lì guardar suonare da un altro le canzoni a cui LUI ha battuto il tempo PER ANNI io ho provato la stessa stretta al cuore che sentivo quando, alle medie, vedevo il tipo che mi piaceva - e che non sapeva neanche che io esistessi - limonare davanti ai miei occhi con un'altra.

Se, dopo questo racconto, volete vedere (o ri-vedere) un po' di quella magia, sul sito di Postepay Sound, santo sponsor della manifestazione, è ancora disponibile l'intero streaming gratuito del concerto.
Io l'ho già riguardato... ma aspetto di rivederli ancora live... alcune date son pure gratis e pare che la scaletta presenti sempre delle novità, tipo a Matera han suonato "Pelle" e "Sulle labbra", che a Roma son mancate... chissà se trovo qualcuno abbastanza folle da farmi compagnia!

Set list:
  1. Strategie
  2. Male di miele
  3. Rapace
  4. Il sangue di Giuda
  5. Il Paese è reale
  6. Riprendere Berlino
  7. Padania
  8. Germi
  9. Cetuximab
  10. Grande
  11. Non voglio ritrovare il tuo nome
  12. Oggi
  13. Né pani né pesci
  14. L'odore della giacca di mio padre
  15. Il mio popolo si fa
  16. Costruire per distruggere
  17. Tutto domani
  18. Ballata per la mia piccola iena (luce sulla batterai ed entra Giorgio, metà esatta del concerto)
  19. La sottile linea bianca
  20. Voglio una pelle splendida (esce Giorgio, per ultimo)
  21. Ossigeno
  22. E' la fine la più importante
  23. La verità che ricordavo (senza maglia)
  24. 1.9.9.6.
  25. Bianca
  26. Bungee jumping
  27. Non è per sempre (e prima Agnelli e Prette son saliti sul palco dandosi la mano)
  28. Quello che non c'è
  29. La sinfonia dei topi
  30. Bye bye Bombay

giovedì 27 luglio 2017

"Perché cercate tra i morti colui che è vivo?": Benjamin Clementine @Auditorium Parco della Musica, 25/07/2017

Ho avuto la vostra attenzione con questo titolo? Sì? Bene.

Sono passati già due giorni dal concerto del pianista anglo-ghanese Benjamin Clementine all'Auditorium Parco della Musica ma a questo titolo così "d'effetto", specie considerata la mia scarsa religiosità tradizionale, pensavo già da tempo.

Ci pensavo perché spesso - io stessa per prima - ci ostiniamo a rifugiarci nella nostalgia, in un mitico tempo passato in cui tutto era più bello però non è sempre così, perché spesso, mentre guardiamo il passato, il presente ci passa accanto e noi non lo vediamo, anche se è bello almeno quanto quel passato tanto rimpianto.

Quindi va benissimo ascoltare Jeff Buckley o Nina Simone, artisti a cui Clementine è stato STRA-GIUSTAMENTE paragonato, ma loro sono morti e lui è vivo e DAL VIVO vi dico che è davvero qualcosa di incredibile.
La cornice della Cavea, lo spazio all'aperto dell'Auditorium, che è uno dei pochi posti degni, a Roma, dove poter ascoltare musica live, è stata assolutamente all'altezza, forse un po' meno gli spettatori arrivati in ritardo, visto che alle 21 abbiamo assistito alla surreale scena dell'artista già sul palco con gli altri musicisti, fermo ad aspettare quelli che cercavano il loro posto all'ultimo minuto, cosa che, col buio, in un ambiente a gradinate, è ovviamente alquanto complessa (visto che si sa che l'Auditorium è uno dei pochissimi posti romani dove si inizia puntuali, arrivare prima no, eh?!)

Onstage web ha pubblicato un report molto bello.

Io aggiungo che mi è dispiaciuto non vedere tutta la Cavea piena, anche se comunque c'era un buon numero di gente e, magari, qualcuno che poteva essere interessato era, invece, a sentire Motta-Benvegnù a Villa Ada o Marilyn Manson a Capannelle (il problema di Roma è che è davvero una città del tipo "tutto o nulla": o ci sono tantissime cose da fare o, come temo possa essere in agosto, nemmeno una), anche se sono artisti tutti diversissimi tra loro.

A piedi nudi, con la tuta blu che, a lui magro e altissimo, lasciava scoperto mezzo polpaccio, e quella mantellina bianca che mi ricordava tanto l'ermellino di Dave Gahan nel video meraviglioso di "Enjoy the silence", ha cantato, diretto, suonato il piano un po' da seduto un po' in piedi, con le gambe a forbice come faceva un'altra grandiosa bonànima, Freddie Mercury.

Clementine, che è giovane (non ha neanche trent'anni), ha avuto una vita intensissima. Ho letto da qualche parte che la sua estensione vocale DA PAURA è stata allenata dagli anni trascorsi a cantare come artista di strada, quando, per farsi sentire senza microfono, doveva metterci tutta quella forza che adesso arriva diretta dal palco.

Concordo col reporter di Onstage quando dice sostanzialmente che, su disco, ha una patina più malinconica e oscura, che dal vivo, però, si trasforma in un'energia più vitale e solare.

Sono passati due giorni e io ancora ho nelle orecchie e nel cuore il ricordo del coro-mantra su "Condolence": "I'm sendind my condolence, I'm sending my condolence to fear, I'm sending my condolence, I'm sending my condolence to insecurity"... "Sto mandando le mie condoglianze alla paura, le sto mandando all'insicurezza"... Non è bellissimo???


Ho apprezzato molto il suo voler coinvolgere il pubblico ponendo l'accento sulle PAROLE delle sue canzoni (ad un certo punto ha detto: "Ma capite quello che sto dicendo? No? Che peccato!") ed ecco allora che Mr Fantasy Carlo Massarini (che da dove ero io non ho riconosciuto ed è diventato un "signore" qualsiasi :) si è offerto volontario per andare a tradurre in italiano un verso di "London" (pezzo stupendo corredato da video altrettanto splendido) a cui, evidentemente, Clementine tiene molto e che dice "When my preferred ways are not happening, I won't underestimate".



Con l'amica con cui ero, a fine concerto è partita un'interessante discussione su quale significato dare a quei versi. Entrambe ignoravamo che la prosecuzione era "who I am capable of becoming" e la traduzione "Quando le mie vie preferite non accadono, non lo sottovaluterò" ora diventa "Quando le mie vie preferite non accadono, non sottovaluterò chi sono capace di diventare".

Non lo sottovaluterò, promesso.



Ciao Grace, questo post è anche per te, che ora sei tra i miei angeli.



giovedì 6 luglio 2017

"Solo una stupida canzone a ricordarti chi sei": appuntamenti fino al 16 luglio a Roma.

Oggi ho pensato ad un post di suggerimenti su cose da fare, come non ne scrivo da tanto.

La città, nonostante i tagli di budget all'estate romana e, quindi, le iniziative affidate prevalentemente a privati, offre ancora molto in questo periodo... il vero problema sarà trovare qualcosa da fare nei giorni intorno a ferragosto, quando Roma diventa UN DESERTO e, se non si ha compagnia anche solo per fare una passeggiata al parco, mette un bel po' tristezza... ma ci porremo il problema tra un mese, magari nel frattempo arriva qualcosa di inaspettatamente piacevole...

Per rendere più agevole la lettura di questo post, per ogni suggerimento scriverò la data, il nome dell'artista, il luogo dove si esibirà, il prezzo e due parole sul perché andare secondo me... non sono tutte cose che farò ma sono sicuramente tutte cose che farei :)

Venerdì 7 luglio: GINEVRA DI MARCO @Casa Internazionale delle Donne, l'ingresso è a sottoscrizione e ci si prenota mandando una mail a stazionilunari@gmail.com

Ginevra Di Marco è stata la voce femminile dei CSI di Giovanni Lindo Ferretti per un bel periodo. Da anni gira l'Italia con una serie di progetti interessanti, tra cui "Stazioni lunari", che l'estate scorso la vide protagonista insieme ad altri artisti in una bellissima serata all'Auditorium Parco della Musica.
Adesso il suo lavoro è far conoscere Mercedes Sosa, attraverso il disco "La rubia canta la negra". Se non sapete chi sia Mercedes Sosa, ascoltate la canzone nel video qui in basso. Fu scritta da Violeta Parra ma è con l'interpretazione di Mercedes che divenne famosissima (in Italia ci pensò Gabriella Ferri).
E' così strano pensare che questo pezzo sia stato scritto da una persona che era affetta da depressione... mi fa pensare a "Sunny", che fu scritta da Bobby Hebb all'indomani della morte del fratello... come è contraddittoria la vita e come siamo complessi noi esseri umani...



Domenica 9: FRANCESCO DI BELLA @Monk. La serata è gratuita, il posto è molto bello e di Francesco Di Bella ho parlato bene più e più volte... Lui è la Napoli che non ti aspetti: l'ho amato moltissimo dagli anni '90, come cantante dei 24 Grana, e la sua svolta da solista mi convince meno ma resta comunque un artista valido e onesto.


Lunedì 10: CRISTINA DONA' @Ex Dogana (12 euro più prevendita).
Avrebbe dovuto suonare nella splendida Villa Ada, la nostra Cristina, e farlo un giorno prima. Io mi ero pure presa il giorno di ferie e poi puff, è cambiato tutto e ci ritroviamo di lunedì con vista tangenziale (l'ex Dogana sta proprio a due passi dalla tangenziale che taglia San Lorenzo).
Fa niente.
Cristina Donà per me va tra gli IMPERDIBILI. Tutte le volte che è passata da Roma e non l'ho potuta sentir suonare è stato un dispiacere, quindi questa volta non mancherò. Artista meravigliosa e, da quel che si capisce quando incontra il pubblico, anche essere umano meraviglioso. Porta in giro, vent'anni dopo l'uscita, il suo primo disco, "Tregua", quell'esordio che fu prodotto da Manuel Agnelli quando ancora l'Agnellone si interessava a scovare talenti (e con Cristina ci vide lunghissimo) senza che Sky lo pagasse profumatamente e gli trovasse un parrucchiere da paura.
Io spero che la Donà riproponga "Tregua" insieme a tante altre delle sue fantastiche canzoni: già solo per aver scritto un pezzo come "Ho sempre me", io le sarò grata per tutta la vita.

"I tuoi grandi sorrisi accendono il buio però menti se scrivi che torni subito o forse è meglio così, io non t'aspetto. Potrei avere qualche problema se tu tornassi davvero ma HO SEMPRE ME..."



Mercoledì 12: ANATHEMA @Monk, gratis. 

Ecco un altro imperdibile! Gli Anathema non saranno in formazione completa, ci saranno solo i fratelli Cavanagh, cuore e anima del gruppo, ma GRATIS, in acustico, in un giardino davvero delizioso...
Nel '99 ho letteralmente CONSUMATO il loro "Judgement". Mi leggevo i testi, me li traducevo, parlavo a tutti di loro... insomma, avevo di nuovo 15 anni :)

Sono nati metallari ma diventati, nel tempo, molto altro, paragonati anche ai Pink Floyd.
Sentir suonare in acustico, da "Alternative 4", "Fragile Dreams",  - perché NON POSSONO NON FARLA, è una delle canzoni più dannate e romantiche della storia delle canzoni dannate e romantiche - credo sarà uno di quei momenti da ricordare in questo anno finora già molto pieno di momenti musicali intensissimi.




Sabato 15: LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA (opening DIODATO) @Ex Dogana, 15 euro più prevendita.

Va forte, quest'anno, l'Ex Dogana... il paesaggio che le fa da cornice penso si presti particolarmente bene alla poesia della serata. Di Vasco Brondi - ché praticamente Le luci della centrale elettrica è lui - penso di avervi già parlato mille volte. I suoi concerti sono un'esperienza, specie se avete quarant'anni passati e vi ritrovate circondati dal suo giovane pubblico :)

I suoi ultimi due album, meno depressi e più solari, per i suoi detrattori lo hanno fatto assomigliare ad un Jovanotti indie. A me, invece, piacciono moltissimo perché dentro ci vedo la coerenza di qualcuno che sta facendo un percorso e chi cammina non può restare fermo a lungo...
Lui è molto più giovane di me eppure ogni volta mi stupisco di come i suoi pezzi riescano a fotografare parti mie... forse stiamo facendo lo stesso viaggio e non lo sappiamo.

"Chakra" è una di quelle canzoni che DEVI fermarti ed ascoltare, qualunque cosa tu stia facendo... "che senza di me adesso sì che riesci a stare..."


lunedì 26 giugno 2017

Due giorni ad alta intensità musicale: Eddie Vedder @Ippodromo del Visarno (FI) e Depeche Mode @Stadio Olimpico (RM)

Il sottotitolo a questo post potrebbe essere: come presi Marinella a 14 anni e Marinella a 20 e le portai a ballare, a saltare, a sorridere, a commuoversi attraverso Marinella a 43 anni.
Sono stati due giorni incredibili, unici (PER ORA) nella mia vita. Sono stanca stanca ma sento che ho fatto davvero un bel regalo al mio stare al mondo ed è bello condividerlo con chi leggerà. Sarà un post lungo perché dentro non ci stanno solo due giorni ma una vita intera.

Antefatto: I Depeche Mode sono stati il secondo gruppo "da grandi" - dopo i Duran Duran - amato nella mia prima vita musicale, dopo che la sorella maggiore della mia compagna di banco delle scuole medie mi prestò una cassetta Tdk su cui era stato registrato l'appena uscito "Music for the Masses" (era il 1987, io avevo 13 anni e quella era l'estate in cui alla radio non passavano "Despacito" ma "Strangelove", giusto per dire che culo abbiamo avuto noi che adesso abbiamo 40 anni rispetto a chi oggi ne ha la metà). Era l'età in cui impari i testi a memoria, li scrivi sul diario ed è sicuramente anche grazie a Dave Gahan & soci che so un minimo di inglese decente oggi. 

Visti due volte live, la prima nel '98 a Casalecchio di Reno (BO) (concerto MEMORABILE, un po' perché era una delle mie prime follie in trasferta e un po' perché era il tour di ripresa dopo i mille problemi di Dave Gahan con la droga, il tentativo di suicidio e l'uscita di Alan Wilder dal gruppo), alla seconda, nel 2006 all'Olimpico dopo l'uscita di "Playing the Angel", mi delusero moltissimo: mi sembrarono degli impiegati che timbrano il cartellino, fanno il loro lavoro e, nemmeno mezzo secondo dopo l'orario di uscita, ritimbrano e se ne vanno.

Mi ero detta: "Mò basta, ricordiamoli così come erano e pace" ma quest'anno, complice il bel video ironico e il testo potente del singolo "Where's the Revolution", che ha lanciato l'album "Spirit", ed il fatto che nell'andare avrei potuto coinvolgere un'amica fan dei tempi d'oro, che sarebbe tornata a vedere il suo primo live dopo la nascita di due bambine, ho pensato: "Marinè, hai dato una seconda possibilità a tanti stronzi deludentissimi nella tua vita e mò non la vuoi dare proprio a Dave Gahan???", quindi a febbraio, con la mia amica e la bimba più piccola nel passeggino, siamo andate a comprare i biglietti per l'Olimpico.


E poi... poi il 18 maggio è successo che, a neanche 53 anni, è morto Chris Cornell, voce dei Soundgarden e legame con un periodo storico, gli anni '90, che a noi amanti del rock ha dato tantissimo. Di quello che hanno rappresentato quegli anni per me, all'epoca ventenne, e per la mia generazione, ho scritto diffusamente qui, dove ho anche scritto della decisione di andare a sentire Eddie Vedder, che non avevo mai visto dal vivo, né da solista (del resto, in Italia da solo non aveva mai cantato) né coi Pearl Jam.

Avevo già il biglietto per i Depeche Mode il giorno dopo, ero sola e, facendo andata e ritorno in bus in un giorno da Firenze, sapevo che sarebbe stata un'ammazzata ma mi son detta VIVI ORA.

E sono andata.
Da sola, verso un posto mai visto, in bus con 70 persone che non conoscevo in mezzo ad altre 45.000 che non conoscevo.
Ed è stata un'emozione potentissima. Ma andiamo con ordine.

 IL VIAGGIO:
Intanto, amici che volete andare ad un concerto ma siete soli o, semplicemente, non vi va di prendere la macchina e di guidare, affidatevi ad Eventi in bus. Li promuovo a pieni voti: organizzazione perfetta ed ottimo rapporto qualità-prezzo, viaggio comodissimo, tutto ciò che si dice di buono su di loro è vero. Piccola notazione: non ero l'unica ad andar sola al concerto, c'erano anche altre persone - con una di loro, una ragazza albanese (ciao Begi :) giovane e simpatica ho trascorso tutto il tempo facendoci compagnia - ed erano quasi tutte donne... ecco, quando si dice che le donne hanno una marcia in più in quanto a coraggio e spirito d'iniziativa, io penso a circostanze come questa!

IL PRE-CONCERTO:
L'ippodromo del Visarno è dentro Firenze, non lontano dal centro, ed è costeggiato da un bel parco verde che è servito a spezzare un po' la calura, visto che dentro l'ippodromo c'erano millemila gradi (il bus ci lasciava nei pressi ad apertura cancelli, cioè a mezzogiorno). Con Begi siamo entrate alle quattro del pomeriggio. Si parlava di "imponenti misure di sicurezza" ma dentro c'era veramente DI TUTTO (del resto la perquisizione, a parte una passata di metal detector sulle tasche, era una cosa del tipo "Mi apri la borsa?", "Certo", "Cos'hai dentro?", "Oh niente", "Ah ok, passa" -__-)
Era impensabile piazzarsi sotto il sole da subito, quindi abbiamo cercato ombra sotto uno dei tendoni che erano stati montati apposta. Da lontano facevano un po' l'effetto "accampamento profughi" ma ammetto che si stava bene, ovviamente se riuscivi a star seduto/sdraiato sull'erba secca per un discreto numero di ore. Sulla storia scandalosa dei token, gettoni per comprare consumazioni venduti a blocchi di minimo 5 (spesa di 15 euro) non dico nulla perché  già se ne è parlato fin troppo. Dico solo che A) c'erano stand della Dolomia che ti vendevano l'acqua a 1,50 senza token, col contante, ma che dopo le 20 han cominciato a distribuire acqua in bottigliette BOLLENTI perché non solo non erano state messe in frigo - perché i frigo erano troppo piccoli - ma erano state lasciate per ore al sole... ti ci potevi far la doccia o preparare un'ottima pastina in brodo, tipico piatto estivo; B) i bagni chimici, in condizioni penose già dal primo pomeriggio, erano in numero assolutamente insufficiente... ricordiamoci sempre che parliamo di un posto con capienza da 50.000 persone e le file erano micidiali. Se non volevi far la fila, c'erano dei bagni A PAGAMENTO: mezzo token, praticamente un euro e 50, per fare la pipì e parliamo sempre di bagni chimici, sia chiaro.

Ora io dico: avete avuto IL CULO di fare un lavoro BELLISSIMO che è organizzare concerti, avete avuto la possibilità di fare un festival NUOVO con alcuni dei nomi più attesi dell'estate... che cazzo, almeno abbiate la decenza di STUDIARE e prendere spunto da chi i festival li organizza da prima di voi!!!!!!!!!!!!!!!!

Io sono stata due anni fa allo Sziget Festival a Budapest, in un festival splendido che dura una settimana e che esiste da oltre vent'anni... copiate da loro, che hanno un'organizzazione DA PAURA!

IL CONCERTO:
Questo concerto, ad un certo punto, sembrava fosse diventato il festival della sfiga.
Fuori i Cigarettes after Sex (per "precedenti impegni promozionali legati all'uscita del nuovo album"... ma non lo sapevano con un minimo di anticipo quando sarebbe uscito 'sto disco? ) e dentro Eva Pevarello di X-Factor, una che - come ha scritto qualcuno - è talmente poco nota che non ha manco una pagina su Wikipedia. Fuori i Cranberries a pochissimi giorni dalla data in programma, per guai di salute della cantante Dolores O' Riordan che hanno portato alla cancellazione di tutto il tour europeo - e dentro... tadaaan Samuel dei Subsonica col suo progetto solista.
Posto che la O' Riordan aveva avuto problemi personali con cancellazione di date già il mese prima, (quindi, magari, si poteva pensare ad un jolly già da subito), come si fa a paragonare un gruppo internazionale, con svariati anni di storia alle spalle, con un cantante italiano che ha il suo primo disco in promozione da pochissimo?
Non si può, infatti, e mentre tutti noi ci stiamo chiedendo che fine abbiano fatto i soldi della differenza di cachet tra Cranberries e Samuelino, devo fare i complimenti ai fan di Eddie Vedder, così come li ha fatti lo stesso Samuel dicendo: "Siete molto accoglienti, grazie", perché, a fronte della gente che su internet diceva che lo avrebbe lapidato di fischi, io mi sono trovata in mezzo ad un pubblico non molto numeroso ma tranquillo, che ha applaudito in maniera non svogliata a delle canzoni credo ai più sconosciute (ha fatto solo roba sua, niente del suo passato coi Subsonica) e, a mio parere, anche abbastanza dimenticabili. Su Eva e sul gruppo che l'ha preceduta, i da me mai sentiti Altre di B da Bologna, che dire... crescete artisticamente (specialmente Eva, che mi è sembrata davvero molto molto a disagio nonostante le sia stata data una grandissima opportunità - molti ragazzi come lei, provenienti da talent-show, stanno suonando, se va bene, alla sagra della salsiccia o a Castel Romano Outlet - e ad incoraggiarla a salire sul palco ci fosse Rodrigo D'Erasmo degli Afterhours, che l'ha accompagnata col violino) e poi ne riparliamo.

Alle 20.50 (sugli orari sono stati precisi, è giusto dirlo) è salito sul palco Glen Hansard. Lo conoscevo poco: vidi anni fa il film "Once", di cui aveva scritto la colonna sonora e nel quale recitava come protagonista, e mi era piaciuto. Avevo letto in giro sul web che qualcuno lo definiva "moscio", io invece l'ho trovato molto energico, anche perché aveva deciso di non suonare da solo come nel resto del tour ma di farsi accompagnare da tre musicisti, e molto bravo a coinvolgere il pubblico. Promosso, anche per il coraggio di aver suonato in giacca e camicia mentre c'erano ancora un milione di gradi di temperatura ad infuocare la serata.

Foto dalla pagina di Rockol
Dopo il set di Glen Hansard, surreale stop di circa un'ora, per i fuochi d'artificio per San Giovanni, santo patrono di Firenze (fuochi che, tra l'altro, dall'ippodromo non si sono neanche visti né sentiti).

Alle 22.40, cinque minuti circa dopo l'orario annunciato in cartellone, solo soletto ma accolto da un boato è salito sul palco lui, Eddie Vedder.

Mentre scrivo sono passati solamente due giorni da sabato e, nel frattempo, di questo concerto INCREDIBILE hanno scritto in tantissimi.
XL di Repubblica, per esempio, ha pubblicato un report davvero molto bello che vi consiglio di leggere, corredato da una splendida foto che prendo in prestito dalla loro pagina, quindi io mi limiterò a fare delle considerazioni molto personali.



Sono una persona che ha amato tantissimo i Pearl Jam ma ha poi smesso di seguirli, dedicandosi ad altri ascolti da "Binaural", che è un album di ben 17 anni fa, in poi, ma nel sentire alcune delle canzoni che Eddie ha riproposto durante le sue due ore e un quarto di concerto, mi son detta sorridendo: "Ammazza che bella musica che ascoltavi!"


Essendo una persona educata all'insicurezza, anche per quel che riguarda le mie emozioni (ma sto lavorando sodo per uscire dal tunnel), mi sentivo un po' patetica ad essere lì anche e soprattutto per ricordare e celebrare degnamente la morte di Chris Cornell attraverso la musica del suo amico Eddie ma guardandomi in giro, vedendo le tante magliette indossate che riportavano i loghi di Soundgarden, Temple of the Dog o Audioslave, le band di cui ha fatto parte Chris, davvero mi sono sentita parte di qualcosa, anche e soprattutto con quella "Black" che TUTTI, fan storici e meno storici, hanno definito una delle interpretazioni più emozionanti della storia dei concerti live, che tutti abbiamo cantato in coro, su cui a Vedder si è spezzata la voce per l'emozione mentre finiva il pezzo dicendo: "Come back... come back..."
Torna... ma non torna e lo sappiamo tutti, per questo piangevamo, per quel pezzo di vita che se ne va e che risorge faticoso in altra vita, come è stato quel momento a Visarno, ma che non sarà mai più lo stesso, mai.


E poi... vogliamo parlare della stella cadente? Io non ricordavo su quale pezzo fosse apparsa in cielo (era la cover di "Imagine" di John Lennon, ho letto poi) ma, subito a sinistra del palco, io l'ho vista ed era talmente nitida, ha lasciato una scia talmente luminosa che non potevo credere ai miei occhi. C'era una tale concentrazione di energia, sabato, che nemmeno il cielo poteva restare indifferente...

E' stato tutto così meraviglioso, tutto così perfetto che, quando sono arrivate le note di "Society", uno dei pezzi della colonna sonora di "Into the Wild" che Vedder ha ricantato sul palco con Glen Hansard, io piangevo forte, come si piange quando si è molto tristi o molto felici, perché era esattamente così che mi sentivo, molto triste e molto felice, perché ero dentro qualcosa di bellissimo ma non c'era nessuna delle persone che amo, incluso questo "grande amore della mia vita" che forse non esiste, lì con me. Che buffo, essere lì da sola in mezzo a 45.000 persone mentre suonavano le note che accompagnano la storia da me amatissima di Chris Mc Candless, che muore scrivendo sul suo diario di viaggio "La felicità è reale solo se è condivisa"...


Mi commuovo anche solo a ripensarci: ho messo da parte un ricordo speciale, di quelli che amerò condividere con le mie nipotine quando saranno abbastanza grandi da potersi interessare a simili racconti... per adesso, lo condivido con voi.
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Coi Depeche Mode è stata tutta un'altra storia, meno "strappacuore" ma sicuramente molto bella.
Intanto rassicuro tutti del fatto che non sono stati "impiegatizi" stavolta ed il concerto è stato un bel concentrato di due ore di energia, con un Dave Gahan che riesce ad essere sexy pure mentre si liquefa  di sudore sul palco, ancheggiando e toccandosi il pacco mentre grida: "Do you want it more?"

Eh, quella linguetta... (dal report su Onstageweb)
Sorge spontaneo, a questo punto, un appello alla parte maschile dei fan dei DM: per favore, durante il concerto a petto nudo, specie se siete delle palle di lardo e pelo, ANCHE NO, abbiate pietà. Pure Dave Gahan, che è la quintessenza dell'uomo sensuale, è rimasto col gilet... perché voi no?!?

La scaletta, essendo il tour di "Spirit", conteneva ovviamente una parte delle canzoni dell'album ma è con le vecchie che si è scatenato il boato. Bravissimo Martin Gore, che ha riproposto tre dei pezzi cantati da lui, "A question of lust", "Home" e "Somebody" in maniera molto convincente, ed il quarto Depeche "ad honorem", Anton Corbijn, l'artista olandese che da sempre cura la parte grafica e visiva dei lavori del gruppo. Sul solito XL ho letto che i suoi visual sembravano creati "con la mano sinistra", quasi a voler dire che non erano fatti molto bene, mentre a me sono piaciuti moltissimo. In particolare su "In your room" e "Walking in my shoes" sono partiti dei video veramente superbi, con dei colori bellissimi e delle storie ricche di suggestioni proprio come succedeva negli anni '80, l'epoca d'oro dei videoclip. Non faccio spoiler perché so che mi legge anche qualcuno che andrà alla data milanese e a quella bolognese del tour, in programma domani e il 29, ma davvero non si resta delusi, ovviamente se ci si riesce ad avvicinare al palco o si gode di una buona vicinanza ai maxi-schermi (sull'acustica dell'Olimpico sorvoliamo, è quella che è anche se concordo con chi dice che si sentiva meglio lateralmente che al centro).

I Depeche, in uno dei loro successi del passato, che però non fa parte della scaletta di questo tour, cantavano "I just can't get enough", "Non ne ho mai abbastanza" e per me è proprio così, se si parla di musica.

Voi potete mai pensare che io mi fermi qui? Assolutamente no. Il 28 sono di nuovo all'Olimpico per il mio amato TIZIANONE FERRO.

Schizofrenia musicale? Forse, o forse, come mi disse tanti anni fa Chiara, la mia compagna di stanza dei tempi dell'Università, ho solo mille facce. Come un diamante. Un diamante un po' pazzo ma pur sempre un diamante.




lunedì 19 giugno 2017

Bello, gratis e fatto bene è possibile: il tributo ad "Ok Computer" all' Ex Dogana (18/06/2017).

Ieri sera Radio1 Rai ci ha dato la prova che i concerti belli, con artisti di valore, in posti raggiungibili facilmente, con inizio puntuale e fine ad un orario "lavoratore friendly" non solo sono possibili ma sono addirittura gratis!

Grazie alla conduttrice Silvia Boschero e a tutta la crew che gravita intorno alla trasmissione radio "King Kong", c'è stata infatti all'ex Dogana - un grande spazio recuperato all'interno del quartiere San Lorenzo di Roma, proprio a due passi da Porta Maggiore - una serata in cui sono stati riproposti dal vivo alcuni dei brani che artisti italiani interessanti e che fanno anche ottime vendite - come Niccolò Fabi - ma che non sono mai entrati dentro circuiti di banalità, hanno riarrangiato e ricantato in omaggio a "OK COMPUTER", lo stra-famoso disco dei Radiohead - da pochissimo passati in Italia per due date - di cui quest'anno ricorre il ventennale (il '97 è stato veramente un anno DELLA MADONNA per la musica).
Il tributo, con un gioco di inversione delle lettere che compongono la prima parola del titolo, si chiama "Ko Computer" e si può scaricare gratuitamente qui.

Ieri sera senza fare tessere, senza consumazioni obbligatorie, senza nessuna delle fregature con cui molti impiastricciano l'organizzazione di eventi musicali, con un MERAVIGLIOSO inizio alle 21.10 (quanto migliorerebbe la vita di noi appassionati di musica live se fosse sempre così...), sono saliti sul palco 5 degli artisti che hanno partecipato alla compilation.

Ogni partecipazione ha previsto la canzone reinterpretata nel tributo, una canzone propria (eccezion fatta per Paolo Benvegnù, che ne ha suonate due delle sue ma che, per quanto mi riguarda, sarebbe potuto andare avanti anche per un'altra ora buona) ed una piccola intervista della Boschero sul rapporto coi Radiohead e con la canzone proposta e qualche accenno ai programmi futuri.

Tutto semplice, lineare e organizzato benissimo.

Proverò anch'io a seguire uno schemino in ordine di apparizione degli artisti, corredando il tutto con le foto di chi era con me (ciao Giusy!).

DIODATO: "Paranoid Android" e "Cosa siamo diventati".

Partenza col botto perché la cover di Diodato è, a parer mio, la più bella del disco. Si vede che adora i Radiohead e li ha reinterpretati con cuore e attitudine.
Ha raccontato di aver partecipato, tempo fa, ad una delle serata LP dell'Angelo Mai, risuonando per intero con la sua band proprio tutto "Ok Computer", e di essere rimasto dispiaciuto perché vedeva la gente sotto il palco commuoversi fino a piangere ed avrebbe voluto essere lui l'autore di quei pezzi. Tranquillo, Diodà: non sei Thom Yorke ma anche le tue canzoni, a lacrime, non risparmiano, fidati!




CRISTIANO GODANO: "Karma Police" e "Nuotando nell'aria".

Ecco, al contrario della cover di Diodato, quella reinterpretata dai Marlene su disco a me non è piaciuta per niente. Concordo col mio caporedattore di Shiver che mi ha detto: "Non sembrano neanche loro", nonostante qualcuno, quando è stata pubblicata, abbia commentato "Cover "marlenica" al massimo"... mah!
Mancando gli altri membri del gruppo, Godano si è lanciato in una versione del pezzo "da falò", voce e chitarra, secondo me più riuscita di quella proposta sul tributo.
"Nuotando nell'aria" è stata una super gradevole sorpresa anche se, mentre lui cantava, mi è venuto da pensare che, forse, in questo periodo le cose in amore gli vanno bene, o fa fatica a ricordare come stava quando scriveva questo pezzo, perché ho trovato che la versione proposta avesse poco pathos rispetto a quello che un brano così meriterebbe.
Godano, si deve SANGUINARE mentre si canta "Nuotando nell'aria", come con "Pelle" degli Afterhours, sennò è un'altra canzone!!!



SPARTITI (Max Collini & Jukka Reverberi): "Fitter, Happier" e "Sendero Luminoso"

Non avevo mai più sentito dal vivo Collini da quando non esiste più la sua prima creatura, gli Offlaga Disco Pax. E' stato piacevole ritrovarlo ed ho trovato azzeccatissima la scelta di "Fitter, Happier" che è un pezzo non cantato ma parlato, quindi assolutamente nelle sue corde, e con dei contenuti che, riportati in italiano attraverso la traduzione, leggermente rimaneggiata, presa da Idioteque - ottimo sito italiano dedicato ai Radiohead - sono arrivati dritti dritti come un pugno nello stomaco con la loro ironia disperata.
Passati vent'anni, potrebbero essere stati tranquillamente scritti oggi.



NADA: "No Surprises" e "All'aria aperta".

Madonna, che bella Nada, che bella!!! Non ci sono altre parole!
L'ho vista varie volte live e non sempre è stata così "luminosa" ma ieri era in formissima.
Avevo già ascoltato la sua cover e mi piaceva. Non conoscevo, invece, la sua canzone "All'aria aperta", che viene dal suo ultimo disco "L'amore devi seguirlo", del 2016. Lei l'ha proposta in una versione "nuda",  per sola voce, così intensa, fragile e fortissima insieme, che davvero avrei voluto abbracciarla e dirle "Bravissima!"





PAOLO BENVEGNU':  "The Tourist", "No Drinks No Food" e "Cerchi nell'acqua".

Al Paolone nazionale la Boschero ha riservato un'intro particolarmente affettuosa, perché è un artista eccezionale e forse anche perché ha dovuto stare lontano dalle scene per un po' per problemi di salute. speriamo ora completamente lontani.

Sembrava un pochino sofferente ma è stato eccezionale e di gran classe come sempre, lui e i suoi musicisti.

Con la solita voce bassa ma potente, ha detto a fine esibizione che, nei progetti futuri, c'è un tour teatrale, accompagnato da dei visual non meglio specificati... noi che sappiamo quanto rende dal vivo non vediamo l'ora!!!

"Noi ci infrangiamo e poi immaginiamo e poi viviamo, noi..."