lunedì 26 giugno 2017

Due giorni ad alta intensità musicale: Eddie Vedder @Ippodromo del Visarno (FI) e Depeche Mode @Stadio Olimpico (RM)

Il sottotitolo a questo post potrebbe essere: come presi Marinella a 14 anni e Marinella a 20 e le portai a ballare, a saltare, a sorridere, a commuoversi attraverso Marinella a 43 anni.
Sono stati due giorni incredibili, unici (PER ORA) nella mia vita. Sono stanca stanca ma sento che ho fatto davvero un bel regalo al mio stare al mondo ed è bello condividerlo con chi leggerà. Sarà un post lungo perché dentro non ci stanno solo due giorni ma una vita intera.

Antefatto: I Depeche Mode sono stati il secondo gruppo "da grandi" - dopo i Duran Duran - amato nella mia prima vita musicale, dopo che la sorella maggiore della mia compagna di banco delle scuole medie mi prestò una cassetta Tdk su cui era stato registrato l'appena uscito "Music for the Masses" (era il 1987, io avevo 13 anni e quella era l'estate in cui alla radio non passavano "Despacito" ma "Strangelove", giusto per dire che culo abbiamo avuto noi che adesso abbiamo 40 anni rispetto a chi oggi ne ha la metà). Era l'età in cui impari i testi a memoria, li scrivi sul diario ed è sicuramente anche grazie a Dave Gahan & soci che so un minimo di inglese decente oggi. 

Visti due volte live, la prima nel '98 a Casalecchio di Reno (BO) (concerto MEMORABILE, un po' perché era una delle mie prime follie in trasferta e un po' perché era il tour di ripresa dopo i mille problemi di Dave Gahan con la droga, il tentativo di suicidio e l'uscita di Alan Wilder dal gruppo), alla seconda, nel 2006 all'Olimpico dopo l'uscita di "Playing the Angel", mi delusero moltissimo: mi sembrarono degli impiegati che timbrano il cartellino, fanno il loro lavoro e, nemmeno mezzo secondo dopo l'orario di uscita, ritimbrano e se ne vanno.

Mi ero detta: "Mò basta, ricordiamoli così come erano e pace" ma quest'anno, complice il bel video ironico e il testo potente del singolo "Where's the Revolution", che ha lanciato l'album "Spirit", ed il fatto che nell'andare avrei potuto coinvolgere un'amica fan dei tempi d'oro, che sarebbe tornata a vedere il suo primo live dopo la nascita di due bambine, ho pensato: "Marinè, hai dato una seconda possibilità a tanti stronzi deludentissimi nella tua vita e mò non la vuoi dare proprio a Dave Gahan???", quindi a febbraio, con la mia amica e la bimba più piccola nel passeggino, siamo andate a comprare i biglietti per l'Olimpico.


E poi... poi il 18 maggio è successo che, a neanche 53 anni, è morto Chris Cornell, voce dei Soundgarden e legame con un periodo storico, gli anni '90, che a noi amanti del rock ha dato tantissimo. Di quello che hanno rappresentato quegli anni per me, all'epoca ventenne, e per la mia generazione, ho scritto diffusamente qui, dove ho anche scritto della decisione di andare a sentire Eddie Vedder, che non avevo mai visto dal vivo, né da solista (del resto, in Italia da solo non aveva mai cantato) né coi Pearl Jam.

Avevo già il biglietto per i Depeche Mode il giorno dopo, ero sola e, facendo andata e ritorno in bus in un giorno da Firenze, sapevo che sarebbe stata un'ammazzata ma mi son detta VIVI ORA.

E sono andata.
Da sola, verso un posto mai visto, in bus con 70 persone che non conoscevo in mezzo ad altre 45.000 che non conoscevo.
Ed è stata un'emozione potentissima. Ma andiamo con ordine.

 IL VIAGGIO:
Intanto, amici che volete andare ad un concerto ma siete soli o, semplicemente, non vi va di prendere la macchina e di guidare, affidatevi ad Eventi in bus. Li promuovo a pieni voti: organizzazione perfetta ed ottimo rapporto qualità-prezzo, viaggio comodissimo, tutto ciò che si dice di buono su di loro è vero. Piccola notazione: non ero l'unica ad andar sola al concerto, c'erano anche altre persone - con una di loro, una ragazza albanese (ciao Begi :) giovane e simpatica ho trascorso tutto il tempo facendoci compagnia - ed erano quasi tutte donne... ecco, quando si dice che le donne hanno una marcia in più in quanto a coraggio e spirito d'iniziativa, io penso a circostanze come questa!

IL PRE-CONCERTO:
L'ippodromo del Visarno è dentro Firenze, non lontano dal centro, ed è costeggiato da un bel parco verde che è servito a spezzare un po' la calura, visto che dentro l'ippodromo c'erano millemila gradi (il bus ci lasciava nei pressi ad apertura cancelli, cioè a mezzogiorno). Con Begi siamo entrate alle quattro del pomeriggio. Si parlava di "imponenti misure di sicurezza" ma dentro c'era veramente DI TUTTO (del resto la perquisizione, a parte una passata di metal detector sulle tasche, era una cosa del tipo "Mi apri la borsa?", "Certo", "Cos'hai dentro?", "Oh niente", "Ah ok, passa" -__-)
Era impensabile piazzarsi sotto il sole da subito, quindi abbiamo cercato ombra sotto uno dei tendoni che erano stati montati apposta. Da lontano facevano un po' l'effetto "accampamento profughi" ma ammetto che si stava bene, ovviamente se riuscivi a star seduto/sdraiato sull'erba secca per un discreto numero di ore. Sulla storia scandalosa dei token, gettoni per comprare consumazioni venduti a blocchi di minimo 5 (spesa di 15 euro) non dico nulla perché  già se ne è parlato fin troppo. Dico solo che A) c'erano stand della Dolomia che ti vendevano l'acqua a 1,50 senza token, col contante, ma che dopo le 20 han cominciato a distribuire acqua in bottigliette BOLLENTI perché non solo non erano state messe in frigo - perché i frigo erano troppo piccoli - ma erano state lasciate per ore al sole... ti ci potevi far la doccia o preparare un'ottima pastina in brodo, tipico piatto estivo; B) i bagni chimici, in condizioni penose già dal primo pomeriggio, erano in numero assolutamente insufficiente... ricordiamoci sempre che parliamo di un posto con capienza da 50.000 persone e le file erano micidiali. Se non volevi far la fila, c'erano dei bagni A PAGAMENTO: mezzo token, praticamente un euro e 50, per fare la pipì e parliamo sempre di bagni chimici, sia chiaro.

Ora io dico: avete avuto IL CULO di fare un lavoro BELLISSIMO che è organizzare concerti, avete avuto la possibilità di fare un festival NUOVO con alcuni dei nomi più attesi dell'estate... che cazzo, almeno abbiate la decenza di STUDIARE e prendere spunto da chi i festival li organizza da prima di voi!!!!!!!!!!!!!!!!

Io sono stata due anni fa allo Sziget Festival a Budapest, in un festival splendido che dura una settimana e che esiste da oltre vent'anni... copiate da loro, che hanno un'organizzazione DA PAURA!

IL CONCERTO:
Questo concerto, ad un certo punto, sembrava fosse diventato il festival della sfiga.
Fuori i Cigarettes after Sex (per "precedenti impegni promozionali legati all'uscita del nuovo album"... ma non lo sapevano con un minimo di anticipo quando sarebbe uscito 'sto disco? ) e dentro Eva Pevarello di X-Factor, una che - come ha scritto qualcuno - è talmente poco nota che non ha manco una pagina su Wikipedia. Fuori i Cranberries a pochissimi giorni dalla data in programma, per guai di salute della cantante Dolores O' Riordan che hanno portato alla cancellazione di tutto il tour europeo - e dentro... tadaaan Samuel dei Subsonica col suo progetto solista.
Posto che la O' Riordan aveva avuto problemi personali con cancellazione di date già il mese prima, (quindi, magari, si poteva pensare ad un jolly già da subito), come si fa a paragonare un gruppo internazionale, con svariati anni di storia alle spalle, con un cantante italiano che ha il suo primo disco in promozione da pochissimo?
Non si può, infatti, e mentre tutti noi ci stiamo chiedendo che fine abbiano fatto i soldi della differenza di cachet tra Cranberries e Samuelino, devo fare i complimenti ai fan di Eddie Vedder, così come li ha fatti lo stesso Samuel dicendo: "Siete molto accoglienti, grazie", perché, a fronte della gente che su internet diceva che lo avrebbe lapidato di fischi, io mi sono trovata in mezzo ad un pubblico non molto numeroso ma tranquillo, che ha applaudito in maniera non svogliata a delle canzoni credo ai più sconosciute (ha fatto solo roba sua, niente del suo passato coi Subsonica) e, a mio parere, anche abbastanza dimenticabili. Su Eva e sul gruppo che l'ha preceduta, i da me mai sentiti Altre di B da Bologna, che dire... crescete artisticamente (specialmente Eva, che mi è sembrata davvero molto molto a disagio nonostante le sia stata data una grandissima opportunità - molti ragazzi come lei, provenienti da talent-show, stanno suonando, se va bene, alla sagra della salsiccia o a Castel Romano Outlet - e ad incoraggiarla a salire sul palco ci fosse Rodrigo D'Erasmo degli Afterhours, che l'ha accompagnata col violino) e poi ne riparliamo.

Alle 20.50 (sugli orari sono stati precisi, è giusto dirlo) è salito sul palco Glen Hansard. Lo conoscevo poco: vidi anni fa il film "Once", di cui aveva scritto la colonna sonora e nel quale recitava come protagonista, e mi era piaciuto. Avevo letto in giro sul web che qualcuno lo definiva "moscio", io invece l'ho trovato molto energico, anche perché aveva deciso di non suonare da solo come nel resto del tour ma di farsi accompagnare da tre musicisti, e molto bravo a coinvolgere il pubblico. Promosso, anche per il coraggio di aver suonato in giacca e camicia mentre c'erano ancora un milione di gradi di temperatura ad infuocare la serata.

Foto dalla pagina di Rockol
Dopo il set di Glen Hansard, surreale stop di circa un'ora, per i fuochi d'artificio per San Giovanni, santo patrono di Firenze (fuochi che, tra l'altro, dall'ippodromo non si sono neanche visti né sentiti).

Alle 22.40, cinque minuti circa dopo l'orario annunciato in cartellone, solo soletto ma accolto da un boato è salito sul palco lui, Eddie Vedder.

Mentre scrivo sono passati solamente due giorni da sabato e, nel frattempo, di questo concerto INCREDIBILE hanno scritto in tantissimi.
XL di Repubblica, per esempio, ha pubblicato un report davvero molto bello che vi consiglio di leggere, corredato da una splendida foto che prendo in prestito dalla loro pagina, quindi io mi limiterò a fare delle considerazioni molto personali.



Sono una persona che ha amato tantissimo i Pearl Jam ma ha poi smesso di seguirli, dedicandosi ad altri ascolti da "Binaural", che è un album di ben 17 anni fa, in poi, ma nel sentire alcune delle canzoni che Eddie ha riproposto durante le sue due ore e un quarto di concerto, mi son detta sorridendo: "Ammazza che bella musica che ascoltavi!"


Essendo una persona educata all'insicurezza, anche per quel che riguarda le mie emozioni (ma sto lavorando sodo per uscire dal tunnel), mi sentivo un po' patetica ad essere lì anche e soprattutto per ricordare e celebrare degnamente la morte di Chris Cornell attraverso la musica del suo amico Eddie ma guardandomi in giro, vedendo le tante magliette indossate che riportavano i loghi di Soundgarden, Temple of the Dog o Audioslave, le band di cui ha fatto parte Chris, davvero mi sono sentita parte di qualcosa, anche e soprattutto con quella "Black" che TUTTI, fan storici e meno storici, hanno definito una delle interpretazioni più emozionanti della storia dei concerti live, che tutti abbiamo cantato in coro, su cui a Vedder si è spezzata la voce per l'emozione mentre finiva il pezzo dicendo: "Come back... come back..."
Torna... ma non torna e lo sappiamo tutti, per questo piangevamo, per quel pezzo di vita che se ne va e che risorge faticoso in altra vita, come è stato quel momento a Visarno, ma che non sarà mai più lo stesso, mai.


E poi... vogliamo parlare della stella cadente? Io non ricordavo su quale pezzo fosse apparsa in cielo (era la cover di "Imagine" di John Lennon, ho letto poi) ma, subito a sinistra del palco, io l'ho vista ed era talmente nitida, ha lasciato una scia talmente luminosa che non potevo credere ai miei occhi. C'era una tale concentrazione di energia, sabato, che nemmeno il cielo poteva restare indifferente...

E' stato tutto così meraviglioso, tutto così perfetto che, quando sono arrivate le note di "Society", uno dei pezzi della colonna sonora di "Into the Wild" che Vedder ha ricantato sul palco con Glen Hansard, io piangevo forte, come si piange quando si è molto tristi o molto felici, perché era esattamente così che mi sentivo, molto triste e molto felice, perché ero dentro qualcosa di bellissimo ma non c'era nessuna delle persone che amo, incluso questo "grande amore della mia vita" che forse non esiste, lì con me. Che buffo, essere lì da sola in mezzo a 45.000 persone mentre suonavano le note che accompagnano la storia da me amatissima di Chris Mc Candless, che muore scrivendo sul suo diario di viaggio "La felicità è reale solo se è condivisa"...


Mi commuovo anche solo a ripensarci: ho messo da parte un ricordo speciale, di quelli che amerò condividere con le mie nipotine quando saranno abbastanza grandi da potersi interessare a simili racconti... per adesso, lo condivido con voi.
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Coi Depeche Mode è stata tutta un'altra storia, meno "strappacuore" ma sicuramente molto bella.
Intanto rassicuro tutti del fatto che non sono stati "impiegatizi" stavolta ed il concerto è stato un bel concentrato di due ore di energia, con un Dave Gahan che riesce ad essere sexy pure mentre si liquefa  di sudore sul palco, ancheggiando e toccandosi il pacco mentre grida: "Do you want it more?"

Eh, quella linguetta... (dal report su Onstageweb)
Sorge spontaneo, a questo punto, un appello alla parte maschile dei fan dei DM: per favore, durante il concerto a petto nudo, specie se siete delle palle di lardo e pelo, ANCHE NO, abbiate pietà. Pure Dave Gahan, che è la quintessenza dell'uomo sensuale, è rimasto col gilet... perché voi no?!?

La scaletta, essendo il tour di "Spirit", conteneva ovviamente una parte delle canzoni dell'album ma è con le vecchie che si è scatenato il boato. Bravissimo Martin Gore, che ha riproposto tre dei pezzi cantati da lui, "A question of lust", "Home" e "Somebody" in maniera molto convincente, ed il quarto Depeche "ad honorem", Anton Corbijn, l'artista olandese che da sempre cura la parte grafica e visiva dei lavori del gruppo. Sul solito XL ho letto che i suoi visual sembravano creati "con la mano sinistra", quasi a voler dire che non erano fatti molto bene, mentre a me sono piaciuti moltissimo. In particolare su "In your room" e "Walking in my shoes" sono partiti dei video veramente superbi, con dei colori bellissimi e delle storie ricche di suggestioni proprio come succedeva negli anni '80, l'epoca d'oro dei videoclip. Non faccio spoiler perché so che mi legge anche qualcuno che andrà alla data milanese e a quella bolognese del tour, in programma domani e il 29, ma davvero non si resta delusi, ovviamente se ci si riesce ad avvicinare al palco o si gode di una buona vicinanza ai maxi-schermi (sull'acustica dell'Olimpico sorvoliamo, è quella che è anche se concordo con chi dice che si sentiva meglio lateralmente che al centro).

I Depeche, in uno dei loro successi del passato, che però non fa parte della scaletta di questo tour, cantavano "I just can't get enough", "Non ne ho mai abbastanza" e per me è proprio così, se si parla di musica.

Voi potete mai pensare che io mi fermi qui? Assolutamente no. Il 28 sono di nuovo all'Olimpico per il mio amato TIZIANONE FERRO.

Schizofrenia musicale? Forse, o forse, come mi disse tanti anni fa Chiara, la mia compagna di stanza dei tempi dell'Università, ho solo mille facce. Come un diamante. Un diamante un po' pazzo ma pur sempre un diamante.




lunedì 19 giugno 2017

Bello, gratis e fatto bene è possibile: il tributo ad "Ok Computer" all' Ex Dogana (18/06/2017).

Ieri sera Radio1 Rai ci ha dato la prova che i concerti belli, con artisti di valore, in posti raggiungibili facilmente, con inizio puntuale e fine ad un orario "lavoratore friendly" non solo sono possibili ma sono addirittura gratis!

Grazie alla conduttrice Silvia Boschero e a tutta la crew che gravita intorno alla trasmissione radio "King Kong", c'è stata infatti all'ex Dogana - un grande spazio recuperato all'interno del quartiere San Lorenzo di Roma, proprio a due passi da Porta Maggiore - una serata in cui sono stati riproposti dal vivo alcuni dei brani che artisti italiani interessanti e che fanno anche ottime vendite - come Niccolò Fabi - ma che non sono mai entrati dentro circuiti di banalità, hanno riarrangiato e ricantato in omaggio a "OK COMPUTER", lo stra-famoso disco dei Radiohead - da pochissimo passati in Italia per due date - di cui quest'anno ricorre il ventennale (il '97 è stato veramente un anno DELLA MADONNA per la musica).
Il tributo, con un gioco di inversione delle lettere che compongono la prima parola del titolo, si chiama "Ko Computer" e si può scaricare gratuitamente qui.

Ieri sera senza fare tessere, senza consumazioni obbligatorie, senza nessuna delle fregature con cui molti impiastricciano l'organizzazione di eventi musicali, con un MERAVIGLIOSO inizio alle 21.10 (quanto migliorerebbe la vita di noi appassionati di musica live se fosse sempre così...), sono saliti sul palco 5 degli artisti che hanno partecipato alla compilation.

Ogni partecipazione ha previsto la canzone reinterpretata nel tributo, una canzone propria (eccezion fatta per Paolo Benvegnù, che ne ha suonate due delle sue ma che, per quanto mi riguarda, sarebbe potuto andare avanti anche per un'altra ora buona) ed una piccola intervista della Boschero sul rapporto coi Radiohead e con la canzone proposta e qualche accenno ai programmi futuri.

Tutto semplice, lineare e organizzato benissimo.

Proverò anch'io a seguire uno schemino in ordine di apparizione degli artisti, corredando il tutto con le foto di chi era con me (ciao Giusy!).

DIODATO: "Paranoid Android" e "Cosa siamo diventati".

Partenza col botto perché la cover di Diodato è, a parer mio, la più bella del disco. Si vede che adora i Radiohead e li ha reinterpretati con cuore e attitudine.
Ha raccontato di aver partecipato, tempo fa, ad una delle serata LP dell'Angelo Mai, risuonando per intero con la sua band proprio tutto "Ok Computer", e di essere rimasto dispiaciuto perché vedeva la gente sotto il palco commuoversi fino a piangere ed avrebbe voluto essere lui l'autore di quei pezzi. Tranquillo, Diodà: non sei Thom Yorke ma anche le tue canzoni, a lacrime, non risparmiano, fidati!




CRISTIANO GODANO: "Karma Police" e "Nuotando nell'aria".

Ecco, al contrario della cover di Diodato, quella reinterpretata dai Marlene su disco a me non è piaciuta per niente. Concordo col mio caporedattore di Shiver che mi ha detto: "Non sembrano neanche loro", nonostante qualcuno, quando è stata pubblicata, abbia commentato "Cover "marlenica" al massimo"... mah!
Mancando gli altri membri del gruppo, Godano si è lanciato in una versione del pezzo "da falò", voce e chitarra, secondo me più riuscita di quella proposta sul tributo.
"Nuotando nell'aria" è stata una super gradevole sorpresa anche se, mentre lui cantava, mi è venuto da pensare che, forse, in questo periodo le cose in amore gli vanno bene, o fa fatica a ricordare come stava quando scriveva questo pezzo, perché ho trovato che la versione proposta avesse poco pathos rispetto a quello che un brano così meriterebbe.
Godano, si deve SANGUINARE mentre si canta "Nuotando nell'aria", come con "Pelle" degli Afterhours, sennò è un'altra canzone!!!



SPARTITI (Max Collini & Jukka Reverberi): "Fitter, Happier" e "Sendero Luminoso"

Non avevo mai più sentito dal vivo Collini da quando non esiste più la sua prima creatura, gli Offlaga Disco Pax. E' stato piacevole ritrovarlo ed ho trovato azzeccatissima la scelta di "Fitter, Happier" che è un pezzo non cantato ma parlato, quindi assolutamente nelle sue corde, e con dei contenuti che, riportati in italiano attraverso la traduzione, leggermente rimaneggiata, presa da Idioteque - ottimo sito italiano dedicato ai Radiohead - sono arrivati dritti dritti come un pugno nello stomaco con la loro ironia disperata.
Passati vent'anni, potrebbero essere stati tranquillamente scritti oggi.



NADA: "No Surprises" e "All'aria aperta".

Madonna, che bella Nada, che bella!!! Non ci sono altre parole!
L'ho vista varie volte live e non sempre è stata così "luminosa" ma ieri era in formissima.
Avevo già ascoltato la sua cover e mi piaceva. Non conoscevo, invece, la sua canzone "All'aria aperta", che viene dal suo ultimo disco "L'amore devi seguirlo", del 2016. Lei l'ha proposta in una versione "nuda",  per sola voce, così intensa, fragile e fortissima insieme, che davvero avrei voluto abbracciarla e dirle "Bravissima!"





PAOLO BENVEGNU':  "The Tourist", "No Drinks No Food" e "Cerchi nell'acqua".

Al Paolone nazionale la Boschero ha riservato un'intro particolarmente affettuosa, perché è un artista eccezionale e forse anche perché ha dovuto stare lontano dalle scene per un po' per problemi di salute. speriamo ora completamente lontani.

Sembrava un pochino sofferente ma è stato eccezionale e di gran classe come sempre, lui e i suoi musicisti.

Con la solita voce bassa ma potente, ha detto a fine esibizione che, nei progetti futuri, c'è un tour teatrale, accompagnato da dei visual non meglio specificati... noi che sappiamo quanto rende dal vivo non vediamo l'ora!!!

"Noi ci infrangiamo e poi immaginiamo e poi viviamo, noi..."





martedì 6 giugno 2017

A che mi serve la nostalgia.

"E a te, nel silenzio che sale assieme a certe notti, sembra di avere un rumore di mobili che si spostano al posto del battito del cuore.
Ti sembra di non essere in fuga, di non essere alla ricerca: di essere, semplicemente, alla deriva.
In mezzo al mare agitato dalla tempesta dei tuoi alibi e delle tue nostalgie che costeggia quella vita così vera, così spietata.
Dove un giorno però l'Arca fa scalo."
Chiara Gamberale, Adesso. 

Giugno è iniziato da poco: con lui il caldo, le zanzare, la lotta all'ascella pezzata in metropolitana, quel "Programmi per le vacanze?" che è una croce che tutti noi privi di programmi conosciamo molto bene.

Pare una tappa obbligata, per ogni single di lungo corso con un minimo di disponibilità economica, capacità di adattamento, voglia di mettersi in gioco e fare nuove conoscenze, che qualcuno, a un certo punto della vita, ti proponga di fare una vacanza con Viaggi Avventure nel Mondo. Quel qualcuno che te lo propone, di solito, non è uno che vuole partire con te sennò sarebbe troppo facile. 
E' qualcuno - magari anche qualcuno che ha provato e parla per esperienza - che ti dice che QUELLO è il viaggio per te. Magari non succederà nulla, o magari no (una ragazza che conosco, dopo una serie di relazioni abbastanza devastanti, è felicemente accoppiata da anni con un ex compagno di viaggio) ma sarà comunque indimenticabile.

A me lo propongono da anni ma non ho mai voluto organizzarmi, dandomi come alibi che i prezzi per fare un'esperienza del genere sono altissimi.

Quest'anno, però, ho deciso che il mio personalissimo viaggio avventura durerà solo 24 ore e non andrà granché lontano da Roma ma mi somiglierà molto: il 24 giugno prenderò un bus alle 8 del mattino da Cinecittà e, sola soletta, me ne andrò a Visarno, uno spazio in zona Firenze che può ospitare fino a cinquantamila persone.

E' lì che, preceduto da altri artisti come Cigarettes after Sex, Cranberries e Glen Hansard, alle 22.30 suonerà EDDIE VEDDER, cantante dei Pearl Jam, autore di una delle più meravigliose colonne sonore di uno dei più incredibili film basati su una storia vera usciti negli ultimi dieci anni, "INTO THE WILD". Se non lo avete visto, recuperatelo, se lo avete visto, rivedetelo: la storia di Chris McCandless, brillante studente che lascia tutto della sua vita precedente e si dà il nome di Alexander Supertramp (Alexander il vagabondo) cercando un senso alla sua esistenza, non potrà lasciarvi indifferenti.



Starò lì all'apertura cancelli manco fossi la più rovente fan di Eddie Vedder, poi, finito il concerto, mi rimetterò sullo stesso bus che mi ha portato lì e, di notte, me ne tornerò a Roma (pure perché il giorno dopo mi aspetta un'altra follia ma magari di questa vi parlerò un'altra volta). 
Il bus è uno di quelli della Eventi in bus, un sito che organizza trasporti specificamente per concerti, quindi c'è una buona percentuale di probabilità che io non sia l'unica che si sta avventurando da sola in questa esperienza o che ci sia un gruppo di amici disposti ad "adottarmi" in una giornata che si preannuncia MOLTO intensa.

Ho organizzato questa trasferta, che in altri tempi mi sarebbe sembrata una vera pazzia ma che, per come la penso ora, l'unica vera pazzia sarebbe non fare, sull'onda della morte di CHRIS CORNELL.

Sono passate quasi tre settimane da quel giorno, in cui ho pianto come se si trattasse di un mio amico e in cui, esattamente come successe nel 1994 per Kurt Cobain, ricorderò per sempre cosa facevo mentre apprendevo la notizia. E' stato triste ed ancor di più lo è stato apprendere che non si è trattato di un malore né di una morte accidentale.
Chris Cornell ha scelto deliberatamente di andarsene, a 53 anni, "too young to hold on and too old to just break free and run", "troppo giovane per resistere e troppo vecchio per correre via libero", come cantava il suo amico Jeff Buckley. Chissà se si sono ritrovati...



C'è una foto, che è stata pubblicata da Il Post il giorno dei funerali di Cornell, che mostra una donna che posa un mazzo di rose su un manifesto in ricordo di Chris. Ciò che rende speciale questi fiori è che sono stati avvolti non nella carta, come si fa di solito, ma in una camicia a quadroni, uno dei simboli di un'epoca che, per chi ha adesso un'età tra i 35 e i 55 anni, era e resterà mitica. Questa foto mi ha commosso moltissimo perché racconta più efficacemente di molte parole come mai questa morte ha fatto piangere tanti di noi.
Non è finita solo la vita terrena di Cornell: c'è un'epoca - gli anni '90 - che per la musica è stata ORO, che non tornerà più e che sta perdendo sempre più pezzi, proprio come succede in "Eternal sunshine of spotless mind" a Joel, il personaggio interpretato da Jim Carrey, mentre gli avviano la procedura per la cancellazione dei ricordi e lui si accorge che, in mezzo a quelli dolorosi, sta perdendo anche quelli belli e piange e si dispera e vuole scappare da quella cancellazione, perché i ricordi sono pezzi di noi senza i quali non ci riconosceremmo più.


Mike McCready, chitarrista dei Pearl Jam che aveva suonato anche nei Temple of the Dog, ha detto di Cornell: "Dipingeva attraverso le canzoni l'oscurità e la bellezza della vita a Seattle"... non solo della vita a Seattle, direi, ma di tanti e tanti posti perché per noi, allora, Seattle era davvero un luogo della mente.
Eravamo giovani, eravamo stupidi, eravamo bellissimi. Cercavamo voci e canzoni che ci rappresentassero, che ci facessero sentire meno soli, che ci dicessero "Io sono come te" e quelli di noi troppo mainstream per essere veramente alternativi ma troppo alternativi per essere veramente conformisti, nei Pearl Jam, nei Nirvana, nei Soundgarden, negli Alice in Chains avevano trovato gli ascolti ideali.


C'è un gruppo di quell'epoca, i Blind Melon, che si ricorda soprattutto per un pezzo, "No Rain", e perché il cantante Shannon Hoon fece una finaccia, devastato dalle droghe pesanti. Ecco, io quando ascolto "No rain" ancora mi ricordo che sapore aveva il caffè che bevevo in quegli anni - i miei primi anni a Roma, lontana 400 chilometri dalla mia vita precedente -  che luce entrava dalla finestra della mia stanza di allora, quanta tenerezza provavo per la buffa bambina del video, vestita da ape cicciottella.


Andare al Visarno sarà come entrare in una macchina del tempo che frullerà presente e passato, in un misto agrodolce e indimenticabile, mentre canterò pensando che l'Arca, per stavolta, ha fatto scalo lì.