domenica 16 agosto 2015

My hungarian days: quattro giorni pieni a Budapest.

Per vincere la presammàle da ritorno dalle vacanze e la malinconia del cielo grigio e piovoso che fa da tetto oggi a Roma, torno dopo un bel pezzo ad aggiornare il blog per raccontare qualcosa della mia trasferta a Budapest, città che non riesco a definire semplicemente "bella" perché, nei quattro giorni in cui l'ho visitata, ho avuto l'impressione che racchiudesse in sé tante contraddizioni.



Sono tornata a Roma con l'idea che, se avessi avuto alcune informazioni preliminari, me la sarei goduta ancora di più: questo, quindi, vuole essere un post di pubblica utilità... hai visto mai che chi legge volesse organizzare un viaggio a Budapest :)

Sfatiamo il primo mito: muoversi A PIEDI. Tutti quelli che ci erano stati, mi avevano detto: "Ah no, Budapest è piccolina... se c'hai l'alloggio in centro, ti muovi alla grande a piedi"... non avevano calcolato che nella settimana di ferragosto c'erano MILLEMILA GRADI SEMPRE. Pure di notte faceva un caldo assurdo, quindi muoversi solo a piedi era impensabile. I carnet di biglietti da 10 pezzi costano 3000 fiorini (300 fiorini valgono circa un euro, quindi costano 10 euro) e ci sembravano un affare: ERRORE!!! A Budapest PER OGNI VIAGGIO ci vuole un biglietto, quindi, per esempio, se devi prendere bus, tram e metro in un unico spostamento, devi obliterare tre biglietti.
I mezzi hanno un aspetto vecchiotto ma sono efficientissimi, pure di notte, però ad un biglietto a botta diventa un incubo!
Per farla breve, probabilmente con tutti i biglietti che abbiamo comprato avremo contribuito ad acquistare almeno un bus nuovo... la prossima volta, abbonamento da 72 ore (4.150 fiorini, circa 14 euro) o settimanale (4.950 fiorini, meno di 17 euro) e non se ne parla più (Budapest Card no, a meno che non si vogliano visitare tanti musei, cosa che noi abbiamo evitato, visto anche il tempo limitato a disposizione).

Purtroppo, la lingua estremamente ostica, perchè diversissima dall'italiano (gruppi consonantici a manetta pure nella parola più corta), insieme all'atteggiamento della maggior parte della popolazione locale con cui ci siamo interfacciati, ci facevano capire le cose sempre con molta difficoltà.

Specifico che è una mia sensazione, quindi un parere assolutamente personale, ma ho avuto quasi costantemente l'impressione che gli abitanti di Budapest ODINO i turisti e li considerino o polli da spennare (basta pensare a come arrotondano sempre alla grandissima dal fiorino all'euro... pagate sempre tutto in fiorini o con carta!!!) o rompicoglioni impediti con la loro lingua e la loro moneta (indimenticabile la cassiera del market h24 vicino al nostro alloggio, che, di fronte alla mia lentezza nel contarle i soldi per pagare qualche articolo, mi piglia lei i soldi di mano e se li conta da sola -__- ). Chiaramente, ci sono state delle piacevoli eccezioni, tipo l'addetta gentilissima che ci ha spiegato come si usavano le cabine alle terme Gellert.

Ecco, le terme sono davvero un'oasi di ristoro, con tutte quelle fantastiche vasche: noi siamo stati nelle due più famose indicate dalle guide, le Szechenyi e le Gellert.
Nelle Szechenyi 'na cambogia per capire come funzionassero, anche perchè sono grandissime, non ci sono indicazioni in inglese, nessuno ti si fila e, quando chiedi spiegazioni alle persone che ci lavorano, hanno sempre l'aria tra lo scocciato e il "ma che davvero non hai capito?" però sono terme che restano aperte fino alle 10 di sera e sono super caratteristiche, basti pensare ai vecchietti che restano per ore nelle vasche di acqua calda a giocare a scacchi, proprio come era scritto sulla Lonely Planet. Le Gellert sono meno grandi ma più organizzate e, soprattutto, hanno degli interni davvero splendidi (la foto dell'amica Annarita, autrice degli scatti più belli usati in questo post, rende giustizia :)


Adesso, però, veniamo alla parte MUSICALE, quella che più di tutte mi ha portato a scegliere e proporre Budapest e settimana di ferragosto come luogo e tempo delle vacanze di quest'anno: lo SZIGET FESTIVAL.



E' stata un'esperienza INCREDIBILE, faticosa e bellissima.

Faticosa perché, per esempio, il trenino metropolitano che ti porta all'isola di Obuda, dove si svolge il festival, è un ammasso di lamiera rovente, nel quale, per fare anche solo poche fermate, suderai in parti del tuo corpo che neanche credevi fossero capaci di sudare così tanto -___-

Faticosa perché ci sono, sì, gli alberi che si vedono nelle foto ma c'è anche polvere, tanta polvere, distese di polvere che ti si infilerà OVUNQUE (non potete immaginare cosa si è alzato quando, al concerto dei Kasabian, il cantante, con l'aria bastarda che lo contraddistingue, il chitarrista Sergio Pizzorno (quando ho scritto, ricordavo l'avesse detto Tom Meighan, poi sono arrivati i filmati su youtube :) ha iniziato a scandire: "Mosh-pit-mosh-pit-mosh-pit" (il moshpit è il cerchio in cui si forma il pogo).



MA... c'è un'atmosfera bellissima, di festa VERA. L'età media dei partecipanti è giovanissima, più vicina ai venti che ai trenta, ma tra il pubblico trovi di tutto, dal bambino all'ultra-cinquantenne. C'è una marea di gente, chiaramente vedi pure le zozzate tipo quello che vomita sotto l'albero con l'amico che gli regge la testa, ma in generale c'è una pulizia ed un'organizzazione che a Roma, e in Italia in generale, temo ci sogneremmo. Le file sono tranquille e ordinate, che si voglia andare in bagno o a comprare da mangiare (importante sapere che nulla verrà pagato in moneta ma ci si dovrà dotare di una carta da caricare di importo a piacere in appositi punti dislocati in tutte le zone del festival- io per fortuna avevo già letto questa info prima della partenza sul sito ufficiale della manifestazione, impossibile da navigare nei giorni in cui c'erano migliaia di accessi al minuto).

L'area su cui si svolge il festival è immensa, noi ne abbiamo visitato una minima parte perché siamo arrivati di pomeriggio, coi concerti già iniziati e il sole un pò più basso, ma penso che per godersela al meglio e scoprire tutti gli angolini con gli allestimenti più belli o le performance più interessanti (non ci sono solo i concerti sul main stage) sia utile passare un'intera giornata, tanto il biglietto per l'ingresso dura oltre 24 ore.

A proposito di main stage, i concerti son stati tutti super-carichi, da quello di Marina & The Diamonds (simpatica lei e la sua fantastica mise :) passando per quello dei Kasabian (dove il gioco si è fatto duro e solo i più motivati son rimasti tra la folla... infatti la compagnia mi ha abbandonato e ci si è rivisti solo dopo l'esibizione :)
Sicuramente un contesto così energetico e vivo spinge gli artisti a dare il meglio di sé... non vedo l'ora di rivedere i video su youtube!!!



Discorso a parte merita il dj-set di Avicii, che ha concluso le esibizioni sul palco principale (con mio sommo godimento, ho scoperto che allo Sziget i concerti più grossi non iniziano quando già ti sta calando la palpebra... i Kasabian hanno suonato alle 19.30 e Avicii alle 21.30).

Tra il divertito e il preoccupato, pensavo di essere diventata discotecara a quarant'anni ma non è così, visto che, per tutto il tempo in cui ho visto questo ragazzino svedese (perché questo è, senza tanti giri di parole, uno dei più famosi e pagati dj del momento) mettere i suoi dischi e sparare effetti speciali tipo i fuochi dal palco (roba alla Rammstein ma senza la potenza dei Rammstein), mi sono chiesta quale fosse la differenza di "gusto" tra il sentire questi pezzi in discoteca mixati da un dj qualunque piuttosto che di fronte ad un palco immenso messi da colui che li ha ideati.

Chissà cosa succederà l'anno prossimo e chi suonerà allo Sziget... magari sarà possibile ritornarci (però dalla mattina :) ... magari abbinando una serata in uno dei ruin pub del quartiere ebraico che, in questa vacanza, abbiamo visto solo da fuori!