martedì 9 luglio 2019

Da un altro pianeta: Skunk Anansie @Cavea Auditorium Parco della Musica, Roma 08/07/2019

Non posso andare a letto senza spendere almeno qualche parola sul concerto degli Skunk Anansie di ieri sera in Cavea all'Auditorium Parco della Musica.
Noi siamo qui che boccheggiamo sbracati in canottiera e mutande, modello ragionier Fantozzi, accalorati anche solo dal digitare sulla tastiera del cellulare, e lei, la mitica Skin, ieri era sotto le luci del palco con dei costumi meravigliosi ma che avevano l'aria di essere pesantissimi (dico solo che ha iniziato sulle note drum'n'bass di Charlie Big Potato indossando una maschera di lattice e che per tutto il tempo ha tenuto i collant... regà, i collant cò 40 gradi... già solo per questo bisognerebbe inchinarsi e portarle rispetto, forse le uniche che ci riescono sono le nonne che portano le calze contenitive per le varici pure ad agosto).


Sta per compiere 52 anni, la nostra Skin, ma ha ancora una voce, una grinta, una presenza sul palco che molte artiste con la metà dei suoi anni non avranno MAI. 
Mi ha ricordato le immagini di Grace Jones, 71 anni, che qualche tempo fa ha sfilato in passerella per Tommy Hilfiger, stupenda come nessuna delle modelle giovani che la attorniavano. Queste sono donne di un altro pianeta, quello del dna giusto, non c'è niente da fare. Allo stesso tempo, però, mi fanno pensare che quello che ti invecchia non è la droga e una vita dissoluta (oddio, pure quella ma non solo): quello che ti invecchia è fare una vita di merda, piena di cose che odi.
Skin e la band ieri in Cavea avevano, invece, l'aria di divertirsi un mondo: visto che siamo in pieno trip anni '90 (a Villa Ada, nella stessa sera, suonavano i Garbage, buona band anche se imparagonabili nel mio cuore agli Skunk Anansie) e OVUNQUE fioriscono tributi a quegli anni, io ieri sera, a un certo punto, ho pensato a Kurt Cobain, 
Sarà che sto leggendo un libro in cui 25 scrittori hanno colto BENISSIMO il mood depresso celato sotto la rabbia espressa dalla musica dei Nirvana ma ho pensato che, se lui avesse trovato la chiave per divertirsi sul palco come ieri gli Skunk Anansie comunicavano agli spettatori di stare facendo, non si sarebbe sparato quel colpo di fucile 25 anni fa.
E' un grande insegnamento: pure la mia vita è piena di cose di merda, tipo un lavoro che odio e da cui non sono capace di liberarmi oppure la scelta di stare in una città faticosa come Roma, dove tutto quello che di negativo vien detto dai telegiornali è tre volte peggio vissuto nella realtà (vi dico solo che ieri sera al ritorno, visto che, per fantomatici lavori di cui non vi è traccia, hanno cancellato il tram che collega l'Auditorium con la metro, la gente si buttava IN MEZZO ALLA STRADA per fermare a casaccio il bus sostitutivo, che non aveva le fermate segnalate da nessuna parte).
Quello che mi salva dallo sprofondare - non mi stancherò mai mai mai di dirlo - è avere delle passioni, avere qualcosa che mi sostiene, che mi nutre, che mi fa sentire che cuore e cervello funzionano, e pure muscoli e polmoni quando ti butti in un concerto adrenalinico come quello di ieri e sai che il giorno dopo ti aspettano dieci ore di quel lavoro che ti fa schifo. 
Ma quanto è stato bello, sola nella folla, mandare la registrazione di Hedonism, mentre tutto il pubblico - me compresa - cantava fortissimo il ritornello, alle mie ex coinquiline degli anni dell'università, quelle a cui ho somministrato dosi massicce di Videomusic ed Mtv Italia durante la nostra convivenza, quelle che mi vedevano cantare le canzoni degli Skunk Anansie, insieme a quelle di molti altri, e un po' mi prendevano in giro e un po' si incuriosivano fino a farsi doppiare le cassette (anni '90, un secolo fa) e scrivermi oggi: "Grazie ancora per avermeli fatti amare".



Io, invece, ringrazio Skin, per i suoi sussurri e le sue urla liberatorie, per quanto è in forma, per quanto ancora è bella di una bellezza libera e poco convenzionale, per come ieri mi ha fatto sbellicare mentre leccava la punta del theremin su Yes it's fucking political, per quando, prima di attaccare My ugly boy, ha detto: "This one is dedicated to everyone is in love... (pausa)... WITH AN ASSHOLE", per quando è scesa in mezzo a noi del parterre e, capito che solo a Nick Cave succede di camminare in mezzo alla folla senza che se lo mangino, ha detto in italiano "No impazziti" per chiedere che il pubblico le stesse vicino senza farle male.
Ringrazio pure chi mi ha detto VAI, anche se è lunedì, anche se questa spesa non l'avevi prevista, anche se sei sola e non sai come tornare da lì. In qualche modo te la caverai e la fiducia è sempre il più bel regalo che ti possa arrivare, che tu sia la rockstar o che tu sia il pubblico.