sabato 9 febbraio 2019

Finalona sanremese 2019 (focaccia ligure inclusa)

Se, quando avevo venti-venticinque anni ed ero tutta pane & Nirvana, mi avessero detto che mi sarei ritrovata vent'anni dopo ad organizzare un sabato sera a casa mia per guardare Sanremo con alcuni dei miei amici, avrei vomitato.
Per fortuna, invecchiando - e questo è uno dei pochi effetti buoni del tempo che passa -  alcuni di noi, tipo me, si ritrovano ad essere meno oltranzisti e allora vai di Sanremo e di focaccia, ché mangiare insieme rende sempre tutto più bello.
Quest'anno la vera differenza, per me, l'ha fatta il fatto che, come solo raramente è capitato (tipo nel 2014, in cui suonarono The Niro e Riccardo Sinigallia) ci sono artisti che apprezzo e ascolto, tipo Francesco Motta.
Ieri s'è preso una carrettata di fischi dopo aver vinto il premio per il miglior duetto con Nada, che non so perché s'era messa una ENORME croce al collo che neanche una neocatecumenale. A me la canzone non piace tantissimo - cosa strana, di Motta finora mi è piaciuto praticamente TUTTO - e 'sta cosa che è una "geniale" presa per i fondelli della canzone che qualche anno fa portarono sul palco di Sanremo Pupo e altri due scappati de casa boh, non so se l'ha detta lui. Secondo me se la sono inventata i giornalisti che ancora avevano a mente questa dimenticabilissima trashata.



Mi piace tanto il pezzo degli Zen Circus, con tutto che non sono una loro fan (prova ne sia il fatto che non li ho mai visti dal vivo), anche (o forse proprio perché) mi ricorda i recitati di Vasco Brondi e, come ha detto la mia amica Manuela, va venire il magone. Io AMO farmi venire il magone, soprattutto per farmelo passare.


Discorso a parte per Daniele Silvestri e Rancore: pezzo fantastico, disposizione sul palco idem, con la batteria di Rondanini al centro. Rancore mi piace tantissimo, scrive in maniera tosta e intima. Cominciai a sentirlo da quando uno di cui ero innamorata postò la sua S.U.N.S.H.I.N.E., il pezzo con Dj Myke, in bacheca su fb e io, per capire cosa gli passasse per la testa visto che era uno di quei soliti coglionazzi finto misteriosi che piacciono a me, mi misi ad ascoltarlo, scoprendo che era veramente bravo (Rancore, non il coglionazzo).
La versione con Agnelli, anche ieri nella serata dei duetti, mi fa piangere ogni volta che la sento, è potentissima proprio come quel video in bianco e nero che mi ha ricordato tanto "L'odio" con Kassovitz, con quel bus che passa come la vita e spingi corri ti affanni per salire... per andare dove? Mi sono sincerata del fatto che il pezzo piace anche all'unico sedicenne che conosco, un meraviglioso bambino a cui facevo da baby-sitter che è diventato un ragazzo altrettanto meraviglioso.


La vincitrice di quest'anno, comunque, per me ha i capelli blu e tiene gli ultimi brandelli della sua voce graffiante coi denti: è LOREDANONA Bertè.
Il pezzo è bello, il testo mi piace e, santo cielo, "cosa vuoi da me?" io lo urlerei A UN SACCO di gente.
Chi dice che la Bertè non è rock - o non è "vero" rock  - secondo me non ha chiaro che il rock è, in primis, un'attitudine e lei, che ha attraversato mille inferni, di attitudine ne ha da vendere, leggere la sua biografia "Traslocando" per credere, magari ascoltando "Non sono una signora" o "Sei bellissima" a tutto volume.


Questo post è dedicato ad una persona, che non so se legge il mio blog. L'anno scorso l'ho conosciuta proprio in occasione della finale di Sanremo. Attraverso una cara amica comune, mi ha invitato a casa sua per una serata musicale in compagnia e la ricordo simpatica e accogliente, poi ci siamo riviste - sempre grazie all'amica comune - in altre due-tre occasioni. Oggi l'amica comune mi ha detto che per questa ragazza si prepara un momento difficile. Non mollare, cara, e altro che finale di Sanremo: guarisci in fretta e andiamo a ballare tutta la notte solo dark e new-wave, perché noi siamo donne versatili. E forti. Come Loredanona.

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