martedì 10 maggio 2016

La bellezza è nuda: Niccolò Fabi e "Una somma di piccole cose".

In questi giorni, come sa chi è mio amico o pseudo-amico su fb, sono in fissa con l'uscita del disco nuovo degli Afterhours, prevista tra un mese preciso. Peccato che l'attesa si stia alimentando di raccapriccio, un pò perchè pare che Manuel Agnelli sarà uno dei giudici della nuova edizione di X-Factor, insieme a personaggi come Arisa e il tipo che ci ha frantumato i maroni per tutta l'estate scorsa cantando "El mismo sol", e un pò perchè il singolo di lancio, "Il mio popolo si fa" è brutto ma brutto forte, una di quelle robe che vengono definite abrasive, dissacranti e che invece fanno solo rizzare i peli delle braccia e no, non è emozione (da poco).

Mi ero detta "Ci scrivo un post su" ma poi ho cambiato idea.

Io voglio passare il mio tempo libero - e questo blog ne è una parte - non a criticare e a spargere veleno ma a fare, vedere, parlare, scrivere di ciò che amo, di ciò che mi nutre, che mi fa stare bene, a condividere ciò che mi fa sentire meno sola e in questo momento, a livello musicale, il lavoro che più di tutti mi sta dando una mano in questo è UNA SOMMA DI PICCOLE COSE, il disco che NICCOLO' FABI ha fatto uscire per Universal circa tre settimane fa.

Io non sono una fan di lungo corso di Niccolò Fabi. Senza averlo mai ascoltato veramente, troppo occupata a fare la parte di quella perennemente incazzata, quella che deve urlare, che si deve sfogare, l'ho considerato per anni uno di quei cantautori carini ma "mosci".

Poi, in un agosto di qualche anno fa, lo vidi in un concerto sul lungomare di Vasto e, da allora, non l'ho mai lasciato. Altro che moscio: Niccolò Fabi è tostissimo, ha la forza di uno che ha fatto un percorso PAZZESCO per essere l'uomo e l'artista che è oggi. Lui è tosto senza i chitarroni, senza gli strilli, senza il nichilismo che ho sempre apprezzato in altri artisti ma che distrugge senza costruire niente: in questo disco semplice e diretto, voce, chitarra e poco più, questa forza arriva dritta, senza strategie, e lascia il segno, fidatevi.

Ormai compro pochissimi dischi, complice l'uso di Spotify, dicendomi: "Vabbè ma tanto io investo tutto nei biglietti dei live" ma per quest'album, con tutto che è stato disponibile su Spotify fin dalla sua uscita, ho fatto un'eccezione quindi cari musicisti, che dite che la musica non si vende più perchè esistono le piattaforme di streaming gratuito, fatevi un bell'esame di coscienza prima di sparare cazzate.



Io il disco l'ho comprato anche se potevo ascoltarlo senza pagare e l'ho pure pagato a prezzo pieno: è il primo album di Fabi che acquisto ed è stato il mio modo per dirgli GRAZIE della compagnia che mi fa, delle tante lacrime che i suoi testi mi fanno versare e che mi asciugano, del suo aiutarmi a credere DAVVERO che, come canta Carmen Consoli in "Guarda l'alba", "Persino il dolore più atroce si addomestica", anche se la persona che ci manca, su quel divano blu, si siede ormai solo nella nostra fantasia e nei nostri ricordi.



Niccolò Fabi, che ha 8 album all'attivo e 19 anni di carriera, con questo disco è arrivato per la prima volta PRIMO IN CLASSIFICA ed io sono felice, veramente, di aver contribuito a questo traguardo e non per moda, perchè SI DEVE DIRE che questo disco è bello, ma perchè lo sto amando veramente, lo sto ascoltando e riascoltando come da tempo non mi capitava con un album per intero.

Nella presentazione che ha fatto in Feltrinelli il giorno dell'uscita del disco, il 22 aprile, ha raccontato di aver sentito che era sul serio riuscito ad entrare nel cuore di tanta  gente quando l'anno scorso, all'Arena di Verona, dopo l'esecuzione in sequenza di Solo un uomo e di Costruire, tutto il pubblico, spontaneo, senza finte televisive perchè la tv non c'era, si era alzato in piedi e aveva battuto le mani a lungo, fortissimo. Io c'ero e se ci ripenso ancora mi emoziono... io, figuriamoci lui :)

Delle bellissime soddisfazioni, dei sogni addirittura, si possono realizzare anche quando sembra che la parte migliore della vita sia già alle spalle: vi garantisco che a 42 anni, quando da bambina mi ero immaginata completamente diversa la me stessa adulta, io ho MOLTO bisogno di crederci ancora, credere ancora, per esempio, che esista l'amore maturo, quello che ti mette "una mano sugli occhi prima del sonno". Io l'ho desiderato tanto, per anni, ed è arrivato solo per una stagione che poi è finita. Tante volte ho paura che non torni più, che sia tardi, troppo tardi, ma forse, chissà, "è solo un piatto di spine" e prima o poi arriveranno anche le rose.





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