Era bella Carmen Consoli ieri sera, durante la prima delle tre date romane - tutte sold out - dell'Eco di Sirene tour. Era bellissima e spero mi perdonerà il fotografo Danilo D'Auria, che non conosco, se prendo in prestito uno dei suoi scatti dal sito spettakolo.it per farvi vedere quanto era magnifica la Cantantessa ieri.
Qualcuno obietterà che sembrava vestita con la camicia da notte della nonna (e lei stessa, su questa cosa, ha scherzato sopra ricordando la nonna Carmelina, "la nonna di cui porto il nome") ma a me faceva pensare ad una donna dei tempi della Rivoluzione Francese, mi sembrava uscita dritta dritta da una puntata di Lady Oscar.
Inizio puntualissimo come a Roma solo l'Auditorium e pochissimi altri sanno fare, si sono spente le luci (per la fortuna di Emma Marrone, che era seduta in prima fila, a qualche poltrona di distanza dalla mia, e, pòraccia, si è passata tutti i dieci minuti in cui è arrivata prima dell'inizio dello spettacolo a fare selfie con i fan che andavano in pellegrinaggio da lei per la foto) ed è salita sul palco Gabriella Lucia Grasso, una cantante siciliana che ha cantato qualche pezzo voce e chitarra - sua e di un altro chitarrista - nel dialetto della sua terra ma che, forse emozionata perché ha ricevuto parecchi applausi, si è dimenticata di presentarsi.
Qualche minuto a sipario chiuso ed è arrivata lei, con "Sulle rive di Morfeo", pezzo di apertura, assieme ad una delle tante chitarre con cui si è accompagnata durante la serata. Insieme ad una violinista ed una violoncellista che ha più volte presentato e ringraziato (è loro e se stessa che ha definito "sirene d'acqua salata ma con l'anima caramellata", un'immagine che mi è sembrata molto suggestiva e "gustosa" nel contrasto), ha alternato pezzi da sola a pezzi in trio.
La chiave di questo concerto sta, forse, nelle parole con cui Carmen ha chiuso la serata, dopo due ore di musica. Ha detto al pubblico: "Grazie per la fiducia" e mi sembrava commossa, oltre che stanca e felice, mentre in sottofondo, a mò di titoli di coda, c'era una canzone che sembrava un vecchio pezzo dei REM ma che non sono riuscita a capire quale fosse e che non riesco a ritrovare.
Grazie per la fiducia forse perché sono anni che le sfrantumano i maroni dicendole o scrivendole sulla pagina facebook "Non ci piaci più, perché non torni al rock?".
Carmen Consoli E' rock, perché il rock è un'attitudine, è sostanza e - sembrerà banale dirlo ma in un mondo che vive di apparenze è doveroso ribadire il concetto - tu puoi essere moscia con gli stivali borchiati e i pantaloni di pelle o una tigre con un vestito romantico di pizzo, lasciare indifferenti con una band intera o puoi dare carica al tuo pubblico e un suono pieno, vivo e vitale col semplice (semplice si fa per dire) uso di voce e chitarra.
Chi ieri era all'Auditorium penso che difficilmente potrà dimenticare una versione di "Geisha"davvero memorabile per energia ed intensità, in cui la voce di Carmen sembrava entrare dalla schiena ed attraversare tutto il corpo come fosse sangue.
Per vedere o rivedere Carmen all'opera sul palco, non vi resta che cercare una data in una città che non sia sold out o aspettare il 27 luglio, quando tornerà in concerto nella bellissima Cavea, lo spazio all'aperto dell'Auditorium.
Nel frattempo, godiamoci un po' di dischi interessanti che stanno uscendo in questi giorni. Ieri sera, complice un lungo pezzo a piedi da farsi causa metro già chiusa, mi sono accorta che era passata mezzanotte e su Spotify già si trovava in ascolto il nuovo disco di Vasco Brondi, Luci della Centrale Elettrica, dal titolo "Terra". Siccome Spotify, nella versione gratuita su cellulare, permette l'ascolto dei brani di un album solo in modalità random, il primo che mi ha proposto è stato "Chakra", che in realtà è il settimo pezzo del disco. Vi dico solo che ho rallentato, fino a fermarmi, e, sotto una falce di luna e un cielo bello come sanno essere solo i cieli dei posti che amiamo, mi sono detta "Questo è un grande pezzo". Cercatelo :)
venerdì 3 marzo 2017
domenica 5 febbraio 2017
"Brindiamo ai sognatori": sono andata al cinema a vedere LaLaLand.
LaLaLand, il film che ha vinto tanti di quei premi e preso tante di quelle candidature all'Oscar (14) che è impossibile non incuriosirsi: volevo vederlo dal giorno della sua uscita, giovedì 26 gennaio, anzi, volevo vederlo da quando ne avevo visto il trailer al cinema prima della proiezione di un altro film, a dicembre.
Per scelta, avevo deciso di non approfondire e di non leggermi nulla prima perché volevo gustarmi la sorpresa... e sorpresa è stata.
Devo dire che, avendo fatto caso al particolare che dura due ore abbondanti, mi ero chiesta: "Ma che faranno mai in due ore di musical? Non è che, alla fine, è 'na palla micidiale?". La risposta, ora che l'ho visto, è che no, non è PER NIENTE una palla e quelle due ore sono assolutamente funzionali allo sviluppo della storia.
Il film parte con la prima mezz'ora in cui sembra di vedere semplicemente una storia caruccetta, coi colori accesi di una Los Angeles da cartolina, dove tutti cantano, fanno grandi sogni ed Emma Stone è vestita benissimo. Poi, però, pian piano la vicenda si sviluppa: Emma Stone continua ad essere vestita magnificamente per tutta la durata del film ed è bravissima, così come bravissimo è Ryan Gosling che le fa da partner, ma c'è molto di più di una storia d'amore e di sogni di gloria.
C'è una sintonia splendida tra i due protagonisti, su cui ruota l'intero film, ci sono le espressioni dei loro visi così vitali e credibili da farti entrare proprio DENTRO la storia, e non importa che tu non abbia mai sognato di calcare un palcoscenico, che l'unico strumento che hai mai suonato in vita tua sia la diamonica nell'ora di musica alle scuole medie e che non ti innamori dal 2008.
Un sogno ce l'hai anche tu, ce l'abbiamo tutti, e se pensi di non averlo, forse è solo che te lo sei dimenticato in qualche cassetto che non apri da troppo tempo e che si è un po' arrugginito.
Uno degli aspetti sottolineati dal film è non solo l'importanza della passione per qualcosa, che sia la musica, la recitazione o qualsiasi altra cosa attraverso cui si amerebbe vivere e affermarsi nel mondo, ma il fatto che è fondamentale e meraviglioso che qualcuno, ad un certo punto della nostra vita, quando le porte sbattute in faccia diventano un po' troppe, quando c'è "quello che ride mentre tu piangi" - per citare una frase del film -, ci dica: "Sei bravo, tu vali, non ti arrendere".
E' questo l'Amore vero, quello che sa riconoscere cosa è importante da cosa non lo è e che non ti affossa in critiche e giudizi ma che ti dice "CE LA FARAI", anche e soprattutto quando ti vede in ginocchio e con la testa tra le mani (mi sento tanto Gianni Morandi quando canta Uno su mille, che - detto tra noi - io trovo una canzone bellissima).
Il monologo in musica di Emma Stone all'ultimo provino che sostiene durante il film mi ha fatto piangere... peccato che dopo non mi sia più fermata, perché il finale è assolutamente inaspettato e toglie al film tutta quell'aria pucciosa che sembra avere all'inizio.
Attenzione che qui arriva un mini-spoiler: non mi ricordo una così grossa presammale dai tempi in cui Jo di "Piccole Donne" non si metteva con Laurie ma con un vecchio professore di tedesco.
Fine dello spoiler e fine pure di questo post: mercoledì prossimo, 8 febbraio, sarà l'ultimo mercoledì in cui, se non viene prorogata l'iniziativa, si potrà andare al cinema a due euro.
Sfruttatelo per andare a vedere LaLaLand (oppure non fate i braccini corti e andateci un altro giorno a prezzo pieno): è un film che merita la visione in sala... ed anche le vostre emozioni, che vi restituirà centuplicate come solo il cinema bello sa fare.
Per scelta, avevo deciso di non approfondire e di non leggermi nulla prima perché volevo gustarmi la sorpresa... e sorpresa è stata.
Devo dire che, avendo fatto caso al particolare che dura due ore abbondanti, mi ero chiesta: "Ma che faranno mai in due ore di musical? Non è che, alla fine, è 'na palla micidiale?". La risposta, ora che l'ho visto, è che no, non è PER NIENTE una palla e quelle due ore sono assolutamente funzionali allo sviluppo della storia.
Il film parte con la prima mezz'ora in cui sembra di vedere semplicemente una storia caruccetta, coi colori accesi di una Los Angeles da cartolina, dove tutti cantano, fanno grandi sogni ed Emma Stone è vestita benissimo. Poi, però, pian piano la vicenda si sviluppa: Emma Stone continua ad essere vestita magnificamente per tutta la durata del film ed è bravissima, così come bravissimo è Ryan Gosling che le fa da partner, ma c'è molto di più di una storia d'amore e di sogni di gloria.
C'è una sintonia splendida tra i due protagonisti, su cui ruota l'intero film, ci sono le espressioni dei loro visi così vitali e credibili da farti entrare proprio DENTRO la storia, e non importa che tu non abbia mai sognato di calcare un palcoscenico, che l'unico strumento che hai mai suonato in vita tua sia la diamonica nell'ora di musica alle scuole medie e che non ti innamori dal 2008.
Un sogno ce l'hai anche tu, ce l'abbiamo tutti, e se pensi di non averlo, forse è solo che te lo sei dimenticato in qualche cassetto che non apri da troppo tempo e che si è un po' arrugginito.
Uno degli aspetti sottolineati dal film è non solo l'importanza della passione per qualcosa, che sia la musica, la recitazione o qualsiasi altra cosa attraverso cui si amerebbe vivere e affermarsi nel mondo, ma il fatto che è fondamentale e meraviglioso che qualcuno, ad un certo punto della nostra vita, quando le porte sbattute in faccia diventano un po' troppe, quando c'è "quello che ride mentre tu piangi" - per citare una frase del film -, ci dica: "Sei bravo, tu vali, non ti arrendere".
E' questo l'Amore vero, quello che sa riconoscere cosa è importante da cosa non lo è e che non ti affossa in critiche e giudizi ma che ti dice "CE LA FARAI", anche e soprattutto quando ti vede in ginocchio e con la testa tra le mani (mi sento tanto Gianni Morandi quando canta Uno su mille, che - detto tra noi - io trovo una canzone bellissima).
Il monologo in musica di Emma Stone all'ultimo provino che sostiene durante il film mi ha fatto piangere... peccato che dopo non mi sia più fermata, perché il finale è assolutamente inaspettato e toglie al film tutta quell'aria pucciosa che sembra avere all'inizio.
Attenzione che qui arriva un mini-spoiler: non mi ricordo una così grossa presammale dai tempi in cui Jo di "Piccole Donne" non si metteva con Laurie ma con un vecchio professore di tedesco.
Fine dello spoiler e fine pure di questo post: mercoledì prossimo, 8 febbraio, sarà l'ultimo mercoledì in cui, se non viene prorogata l'iniziativa, si potrà andare al cinema a due euro.
Sfruttatelo per andare a vedere LaLaLand (oppure non fate i braccini corti e andateci un altro giorno a prezzo pieno): è un film che merita la visione in sala... ed anche le vostre emozioni, che vi restituirà centuplicate come solo il cinema bello sa fare.
venerdì 23 dicembre 2016
"Nonna, m'hanno fatto un buono": suggerimenti di regali e auto-regali per il 2017
"Natale, Capodanno, il tempo dell'Avvento, le dodici notti, sono la strettoia da dove l'anno deve passare e in quel collo sottile di clessidra tutti i fantasmi si danno l'appuntamento: masciare, pumminali, spiriti, malebestie. Questi sono i racconti di quando si allungano le ombre, quando cala l'oscurità dell'inverno, ché d'inverno si è molto più soli che d'estate e a Natale più soli di tutti, e piove cenere e i fantasmi prendono carne e ossa e parlano perché hanno la voce..."
Le parole bellissime che avete letto sopra appartengono a VINICIO CAPOSSELA, che sta conducendo uno splendido esperimento radiofonico per Radio Rai attraverso il progetto OMBRE RADIO, una serie di racconti quotidiani per accompagnare gli ascoltatori nel tempo dell'Avvento. Le puntate vanno in onda tutti i giorni su Radio 3 al mattino alle 9 e alla sera, in replica, alle 23.40 oppure potete sentirle quando volete in streaming.
Con perfetta coerenza rispetto alla poesia di Vinicio, sono dense di parole e per essere gustate meglio, per quel che mi riguarda, van prese un po' alla volta, magari di sera, alla fine della giornata, quando quelle ombre che lui sa raccontare così bene invadono le stanze e le vite.
A me questa trasmissione sta ricordando l'emozione che provavo quando, da bambina, mangiavo con i miei nonni, che pranzavano con in sottofondo non la televisione, che non avevano in cucina, ma la radio, che, forse già da allora, mi ha lasciato una sensazione di intimità e di calore che nessun altro media mi sembra dia.
E' il mio primo Natale senza nessuno dei miei nonni.
Il Natale è la celebrazione di una nascita ed è, quindi, legato all'infanzia: mai come in questo io sento che la mia è lontana nel tempo ma, come scrissi anche l'anno scorso nel post in cui vi facevo gli auguri e tiravo le somme dell'anno appena passato, arriva un momento in cui è necessario guardare in faccia il bambino che siamo stati e chiedergli: "Sei felice?"
E' stato un anno abbastanza faticoso per me. Il 2015 mi aveva lasciato facendomi delle promesse che il 2016 non è stato in grado di mantenere.
Mi è capitato di fidarmi di qualcuno che non meritava nulla, ho seguito l'istinto ed i miei desideri e ho perso ma almeno posso dire che non ho rimpianti, anche se in certi momenti mi è sembrato di vivere in una canzone di Max Pezzali.
Quello che mi ha aiutato sono stati le mie PASSIONI ed i miei AMICI ed è per questo che vi dico, a prescindere dal Natale: fate e fatevi regali che AIUTINO gli uni e gli altri ad emergere e ad avere un posto speciale nella vostra vita, a costruire occasioni e ricordi felici, come insegna il mitico Insideout, uno dei film del 2015 che, se non avete visto, dovete ASSOLUTAMENTE recuperare.
Il famoso "buono", dai tempi di "Bianco, rosso e verdone", è stato spesso associato alla sòla o è stato utilizzato come un sostituto più elegante e meno prosaico della famosa busta coi soldi, regalo di generazioni di zii e nonni ai loro nipoti.
Io dico, però, che c'è buono e buono.
Un buono che aiuti a coltivare i propri interessi, ad aprire la mente, a mollare pc e smartphone per uscire di casa è un'idea utile e bella.
Esistono buoni delle cifre più disparate per viaggiare (Trenitalia, Easy Jet, Ryanair) o buoni di Ticketone per comprare concerti e spettacoli di tutti i tipi (so bene che Ticketone ha molti aspetti scandalosi ma rimane il canale ufficiale UNICO per l'acquisto della maggior parte di questi eventi).
Io, quest'anno, i buoni li ho fatti fondamentalmente a me stessa e, per ora, ho nel cassetto biglietti per concerti da gennaio a luglio 2017, con in programma anche una trasferta MOLTO importante per me (aiutino dalla regia per indovinare di che cosa si tratta: il leader del gruppo in questione ha partecipato come giudice, non senza polemiche, ad un noto talent-show conclusosi da poco).
Ci sono card con ingressi prepagati per il cinema o per il teatro (una per tutti: la Genderless Card, poco pubblicizzata ma che consente con 60 euro di avere accesso a qualsiasi ordine di posto per quattro spettacoli al Teatro Argentina, o da soli, usandola per quattro eventi separati, o in compagnia, utilizzando i quattro ingressi tutti per la stessa serata).
A febbraio va in scena, con una rilettura di "Casa di bambola" di Ibsen, FILIPPO TIMI, uno che sul palco dà veramente TUTTO di sé. Se lo avete già visto in azione, non avete certo bisogno che vi convinca; se non lo avete fatto, sappiate che vi troverete di fronte ad un artista davvero brillante e MOLTO generoso.
Caro Babbo Natale, o Gesù Bambino, io l'ho capito tardi che i regali più belli me li sarei fatti da sola, imparando a chiedere prima di tutto A ME STESSA che cosa volevo.
E' stato faticoso, è stato difficile, ancora lotto per non diventare una vecchia cinica ma sono FIERA degli sforzi che vado compiendo.
E se davvero, come mi hanno rivelato le statistiche di Spotify facendomi spuntare una lacrima, "Non voglio ritrovare il tuo nome" degli Afterhours è la canzone che ho ascoltato di più durante l'anno che ci stiamo lasciando alle spalle, io voglio che nell'anno a venire ci sia spazio per almeno un nome nuovo, fosse anche solo il mio scritto su un citofono diverso.
Le parole bellissime che avete letto sopra appartengono a VINICIO CAPOSSELA, che sta conducendo uno splendido esperimento radiofonico per Radio Rai attraverso il progetto OMBRE RADIO, una serie di racconti quotidiani per accompagnare gli ascoltatori nel tempo dell'Avvento. Le puntate vanno in onda tutti i giorni su Radio 3 al mattino alle 9 e alla sera, in replica, alle 23.40 oppure potete sentirle quando volete in streaming.
Con perfetta coerenza rispetto alla poesia di Vinicio, sono dense di parole e per essere gustate meglio, per quel che mi riguarda, van prese un po' alla volta, magari di sera, alla fine della giornata, quando quelle ombre che lui sa raccontare così bene invadono le stanze e le vite.
A me questa trasmissione sta ricordando l'emozione che provavo quando, da bambina, mangiavo con i miei nonni, che pranzavano con in sottofondo non la televisione, che non avevano in cucina, ma la radio, che, forse già da allora, mi ha lasciato una sensazione di intimità e di calore che nessun altro media mi sembra dia.
E' il mio primo Natale senza nessuno dei miei nonni.
Il Natale è la celebrazione di una nascita ed è, quindi, legato all'infanzia: mai come in questo io sento che la mia è lontana nel tempo ma, come scrissi anche l'anno scorso nel post in cui vi facevo gli auguri e tiravo le somme dell'anno appena passato, arriva un momento in cui è necessario guardare in faccia il bambino che siamo stati e chiedergli: "Sei felice?"
E' stato un anno abbastanza faticoso per me. Il 2015 mi aveva lasciato facendomi delle promesse che il 2016 non è stato in grado di mantenere.
Mi è capitato di fidarmi di qualcuno che non meritava nulla, ho seguito l'istinto ed i miei desideri e ho perso ma almeno posso dire che non ho rimpianti, anche se in certi momenti mi è sembrato di vivere in una canzone di Max Pezzali.
Quello che mi ha aiutato sono stati le mie PASSIONI ed i miei AMICI ed è per questo che vi dico, a prescindere dal Natale: fate e fatevi regali che AIUTINO gli uni e gli altri ad emergere e ad avere un posto speciale nella vostra vita, a costruire occasioni e ricordi felici, come insegna il mitico Insideout, uno dei film del 2015 che, se non avete visto, dovete ASSOLUTAMENTE recuperare.
Il famoso "buono", dai tempi di "Bianco, rosso e verdone", è stato spesso associato alla sòla o è stato utilizzato come un sostituto più elegante e meno prosaico della famosa busta coi soldi, regalo di generazioni di zii e nonni ai loro nipoti.
Io dico, però, che c'è buono e buono.
Un buono che aiuti a coltivare i propri interessi, ad aprire la mente, a mollare pc e smartphone per uscire di casa è un'idea utile e bella.
Esistono buoni delle cifre più disparate per viaggiare (Trenitalia, Easy Jet, Ryanair) o buoni di Ticketone per comprare concerti e spettacoli di tutti i tipi (so bene che Ticketone ha molti aspetti scandalosi ma rimane il canale ufficiale UNICO per l'acquisto della maggior parte di questi eventi).
Io, quest'anno, i buoni li ho fatti fondamentalmente a me stessa e, per ora, ho nel cassetto biglietti per concerti da gennaio a luglio 2017, con in programma anche una trasferta MOLTO importante per me (aiutino dalla regia per indovinare di che cosa si tratta: il leader del gruppo in questione ha partecipato come giudice, non senza polemiche, ad un noto talent-show conclusosi da poco).

A febbraio va in scena, con una rilettura di "Casa di bambola" di Ibsen, FILIPPO TIMI, uno che sul palco dà veramente TUTTO di sé. Se lo avete già visto in azione, non avete certo bisogno che vi convinca; se non lo avete fatto, sappiate che vi troverete di fronte ad un artista davvero brillante e MOLTO generoso.
Caro Babbo Natale, o Gesù Bambino, io l'ho capito tardi che i regali più belli me li sarei fatti da sola, imparando a chiedere prima di tutto A ME STESSA che cosa volevo.
E' stato faticoso, è stato difficile, ancora lotto per non diventare una vecchia cinica ma sono FIERA degli sforzi che vado compiendo.
E se davvero, come mi hanno rivelato le statistiche di Spotify facendomi spuntare una lacrima, "Non voglio ritrovare il tuo nome" degli Afterhours è la canzone che ho ascoltato di più durante l'anno che ci stiamo lasciando alle spalle, io voglio che nell'anno a venire ci sia spazio per almeno un nome nuovo, fosse anche solo il mio scritto su un citofono diverso.
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