domenica 15 marzo 2015

Roma e le sue scatole cinesi: la presentazione di "Memento mori" di Borondo alla Rampa Prenestina.

Riflettevo su come Roma sia simile ad un sistema di scatole cinesi, inserite una dentro l'altra e di cui è impossibile intuire il contenuto pur aprendole in sequenza, proprio ieri sera, quando sono arrivata sulla Prenestina pensando di andare semplicemente alla presentazione di un libro in un quartiere un pò sfighello inconsueto per questo genere di eventi e mi sono, invece, trovata in una situazione incredibile, coi buttafuori e la gente che faceva la fila per entrare.

Premetto che la Prenestina, per chi non la conoscesse, è un quartiere grande e complesso, dove convivono la fighetteria radical-chic (e lo spaccio a cielo aperto) di Prenestina Pigneto e la multietnicità popolare e, spesso, problematica di zone tipo Prenestina Serenissima o Prenestina Tor de' Schiavi.

Ecco, io scendendo dal tram 14 alla fermata Prenestina-Telese, pensavo di ritrovarmi in una situazione del secondo tipo, in un posto che mi ero fatta l'idea fosse una specie di palestra di quelle dove fanno lo yoga a prezzi stracciati... maddechè!!!

L'occasione era la presentazione di "MEMENTO MORI", libro che raccoglie in 284 pagine foto e scritti riguardo i lavori di BORONDO, un giovanissimo (ha 26 anni, veramente un pischello) artista spagnolo di cui ignoravo l'esistenza fino a quando, nel giro di pochi mesi, mi sono ritrovata dal vivo di fronte a due sue opere splendide, una, la "Pietas", su un muro del MAAM, un posto incredibile in zona Rocca Cencia, e l'altra, ispirata al mito dell'ermafrodita, sui muri del Circolo Mario Mieli a San Paolo. 

Mi sono letteralmente INNAMORATA del suo tratto, più guardo i suoi lavori e più li trovo belli, sensuali e malinconici... sembrano usciti da un sogno (o da un incubo)... e così ho iniziato ad informarmi e a seguirlo.

La Pietas al MAAM

Il portone del Mario Mieli

Uno dei muri laterali del Mario Mieli

Arrivata con mezz'ora di ritardo all'evento annunciato per le 18 (tanto, a Roma mezz'ora di ritardo ci sta sempre), ho avuto paura di essermi sbagliata: al civico del posto indicato, la Rampa Prenestina, c'era un bel capannello nutrito di gente, con una folta rappresentanza di esemplari del genere Pigneto, e due buttafuori con auricolare e divisa da inviati de Le Iene davanti ad una cancellata. A chi chiedeva informazioni, dicevano che l'allestimento dell'evento era in ritardo e bisognava aspettare un'altra mezz'ora. Al di là della cancellata, ecco la Rampa Prenestina: altro che centro yoga, c'era una torre altissima, coi muri mezzo imbrattati e mezzo istoriati, che al tramonto si è illuminata tutta di rosso, un pò affascinante e un pò sinistra. Oggi ho letto online che è nata come deposito del Teatro dell'Opera, è stata un'occupazione abitativa negli anni '70 ed ora è in gestione a gruppi di artisti che vogliono riqualificarla.

Alle 19.10, quando il gruppo in attesa da nutrito è diventato nutritissimo, hanno aperto il cancello. Bisognava entrare nella Rampa e scendere scendere scendere, tipo garage. Nel frattempo, tutto era buio, illuminato da fiammelle rosse disposte simmetricamente sui tanti piani della rampa (commento di una ragazza: "Anvedi, bello 'st'effetto, pare de stà al Verano" :))) e, man mano che si scendeva, si sentiva una musica parecchio infernale, un tumtumcià piuttosto angosciante.

Per farla breve, mi son piantata bene sulle gambe davanti al banco di vendita per non farmi scavalcare dai radical chic che volevano comprare il libro e avrebbero ammazzato pure la madre per arrivare al traguardo (hai visto mai regalassero una spilletta ai primi dieci), mi sono arrotolata da sola in piedi, in equilibrio precario, il poster che spettava agli acquirenti e poi sono entrata nell'allestimento. 

Dico "entrata" perchè dovevi andare proprio al centro della rampa, col cielo stellato sulla testa, per terra un falò col fumo sintetico, e tutt'intorno le lucine rosse che arrivavano fino al cielo e lo stesso poster di Borondo stampato in svariate copie che giravano tutt'intorno. Forse un pò di foto e video che ho trovato oggi su Instagram aiutano la descrizione.

Mi sono seduta su un gradino e ho aspettato di vedere cosa succedesse, sfogliando il catalogo. Dopo un'ora di tumtumcià mi sanguinavano le orecchie, mi ero sfogliata tutto il catalogo, di Borondo nemmeno l'ombra e cominciavo anche ad avere una certa fame. Son tornata a casa sorridendo sul tram, pensando a questa città pazza e meravigliosa, che a pochi passi dal phone center pakistano, dal sexy-shop e dal fruttarolo magrebino racchiude spazi incredibili ed esperienze surreali.








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