lunedì 11 luglio 2016

Se brucia, l'infezione c'è: la mia recensione di "Carne viva".

In questi giorni, concerti ed eventi che invitano ad uscire e a sfidare l'afa della Capitale ce ne sono a iosa (uno per tutti, tra quelli a cui parteciperò io, si terrà domani, 12 luglio: STAZIONI LUNARI, progetto con l'inedita formazione Carmen Consoli, Max Gazzè, Brunori Sas ed ex CSI tutti sul palco dell'Auditorium Parco della Musica a mischiare allegramente i loro repertori)

                                            MA

stavolta userò il blog per scrivere di un libro che mi ha colpito profondamente, 220 pagine lette in cinque giorni scarsi in cui non sono stata sotto l'ombrellone a grattarmi felicemente la panza ma a lavorare con la solita sveglia all'alba e le solite rotture di cogl incombenze quotidiane. Lo dico a dimostrazione di come questo CARNE VIVA (titolo originale "Love me back") sia entrato a velocità supersonica nella mia  scala di interessi da tempo libero nel periodo in cui l'ho letto. 




"Carne viva" è uno di quei libri che ti fanno venire voglia di ritagliare un posto nella tua giornata per incontrarne la storia, per sapere come va a finire, certo, ma soprattutto perché ti piace ritrovarlo, come succede con un amico con cui stai veramente bene. 
Credo di aver provato per la prima volta la curiosità di leggerlo attraverso un post su facebook dalla pagina de Il Mucchio, dove qualche redattore ha davvero molto gusto nello scegliere frasi da libri con i quali, quando non li ho già letti, scatta frequentemente in me il piacere di fare conoscenza.


La protagonista, Marie, è una giovanissima cameriera, tanto impeccabile sul lavoro quanto scatenata nella vita privata: niente rock'n'roll, o almeno molto poco perché in questo libro non c'è tanta musica, ma sesso e droga a bizzeffe. 

Leggendo certe scene veramente tostissime, mi è venuto da sorridere pensando alle tante copie vendute da "Cinquanta sfumature" o, per citare un bestseller della letteratura nostrana di qualche anno fa, "Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire" di Melissa P. , uno dei libri che, insieme a quelli di Moccia, trovo più spesso nelle bancarelle dell'usato... qualcosa vorrà pur dire, per lo meno a livello statistico! 
Quelli erano porno-harmony, qui c'è roba seria.

Non è un erotismo che fa sognare, tutt'altro, ma è raccontato in maniera incredibilmente efficace. Si resta sgomenti ma anche catturati. Di Merrit Tierce, l'autrice del romanzo, so molto poco, anche perché quando è venuta in Italia a presentarlo ne ignoravo totalmente l'esistenza. Ho letto che per scrivere questo libro ha attinto da esperienze proprie... a me sembra il solito gossippone acchiappa-polli ("Daiiii, ma davvero lei ha vissuto COSI'?") e, comunque, un bel chissenefrega ci sta tutto perché, racconto di vita vissuta o meno, la vicenda di Marie cattura. 

Dentro quelle esperienze estreme, che spesso sfociano nello squallore, c'è tanta malinconia. Marie ce l'ha una persona importante nella sua vita, qualcuno per cui varrebbe la pena vivere in maniera più sana, solo che è totalmente incapace di prendersene cura, esattamente come fa con se stessa. 

C'è una frase, a pagina 186 dell'edizione che ho letto io, che dice "Se ti giuro che ti voglio più di qualunque cosa, ti andrà bene non avere niente?". Marie immagina sia il succo del discorso di uno degli uomini da cui si lascia usare, sperando di ricevere un amore che non riesce né a dare né a ricevere. E' lucida ma non le serve a nulla e sprofonda, sprofonda, sprofonda...

E' una storia senza lieto fine, quella di "Carne viva". Mi ha ricordato un pezzo degli Afterhours che so che è tornato in scaletta nel tour che farà tappa a Roma il 19 luglio prossimo. Quando lo ascolterò, penserò un pò (anche) a Marie.



"Imparare a barare e sembrare più vero, due miserie in un corpo solo".

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