venerdì 22 giugno 2018

I-Days, primo giorno.

Era una vita che sognavo di farlo: tornare da un concerto, anche tardissimo, e scrivere qualcosa subito, a caldo (a caldo è proprio il caso di dirlo, oggi a Milano ci saranno stati almeno 35 gradi).
Sono devastata, ho le gambe che sembrano due blocchi di cemento armato e - porcoggiuda - siamo solo al primo di quattro giorni. Domani sceglierò come regolarmi ma oggi... che bello, oggi!
Pubblico come prevedibile quasi tutto over 30. L'area è grandissima e prima di arrivare al palco si cammina per millemila chilometri... peccato che poi la zona concerti non sia poi così grande! Domani chi arriva tardi per i Pearl Jam rischia veramente di vederseli appeso all'Albero della Vita che campeggia fuori dall'area. Oggi faceva un caldo boia a pomeriggio e sedersi ad attendere sull'erba sintetica che hanno piazzato per simulare un verde inesistente non è stata una gran bella idea: il pantalone è diventato una specie di guainetta effetto sauna, speriamo serva almeno per la cellulite.
Una cosa buona sono i bagni: regà, non pensate che sono prosaica! Quando stai ORE fuori casa, avere un sufficiente numero di bagni a disposizione, tenuti anche in condizioni decenti, ti fa stare molto più sereno. Tra l'altro, siccome si tratta di stanze da bagno e non di bagni chimici, si risolve pure il problema del token, il gettone per comprare l'acqua, anche perché ti chiedono mezzo token (un euro e 50) per una bottiglietta da mezzo litro: tu, invece, metti la bottiglietta che ti sei portato da casa sotto il rubinetto et voilà.
Dopo questo lungo preambolo, passiamo alla musica.
Richard Ashcroft bravissimo voce, chitarra e giubbotto di paillettes su maglietta della Ferrari, per quel tocco di coatto che su un palco non guasta mai. S'è fatto pure ricrescere i capelli e, giuro, quando ha attaccato "Sonnet" veramente si è azionata la macchina del tempo e siamo tornati tutti nel '97.
Non vi dico quando è arrivato sul palco Liam Gallagher con gli occhiali da sole e il parka giallo indossato pure con quei 15.000 gradi (chiuso fino al collo, per di più, a fine set 'sto parka era pezzatissimo): anni '90 PURI. Vince lui la palma del più amato. A me, il suo concerto è sembrato più affollato e vissuto "de core" dal pubblico del nome di punta del giorno, The Killers. Bravi, Brandon Flowers tiene bene la scena col suo sorriso smagliante e hanno fatto ballare tutti (però il pubblico che ondeggia le braccia da un lato all'altro lasciatelo a Dave Gahan quando fa "Never let me down again", perché non c'è storia). Per questo tour non hanno lesinato sui led e sulle tamarrate festaiole che ai concerti fanno sempre piacere, tipo coriandoli e fuochi sul palco ma non li ho mai ascoltati granché e mi sa che continuerò così.
Con Liam è stata un'altra cosa. Quando ha attaccato "Live forever", che ha chiuso il suo set subito prima di "Wonderwall", davvero mi si sono sentita un po' commossa. "Forse voglio solo volare, voglio vivere, non voglio morire..."
Mi è tornato in mente Eugenio, un mio amico dei tempi delle medie e del liceo, una persona che non vedo da anni e che forse, anzi sicuramente, è stato il mio unico vero amico maschio nella vita. Lui adorava gli Oasis negli anni dell'università, era veramente un cultore ed ho avuto voglia di chiamarlo, in quel momento, mandargli un messaggio su whatzapp per dirgli che lo pensavo.
"As you were", è apparso scritto sullo schermo alle spalle di Liam quando ha finito di cantare. E' il titolo del suo disco. "Come eri"... però ancora, almeno per oggi, almeno nei ricordi, almeno nell'energia che ci rimane, come sei.

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