mercoledì 20 novembre 2019

Tutti i miei "ma" e i miei "sì" su An Evening with Manuel Agnelli @Auditorium Conciliazione, Roma 18/11/2019

Ci vuole una bella dose di amore, e di pazzia (molti di noi sanno che, spesso, le due cose stanno insieme), per avviarsi in un lunedì sera di uno dei periodi più piovosi del nuovo millennio alla volta dell'Auditorium Conciliazione, coi mezzi pubblici, per vedere se c'è ancora un biglietto per lo spettacolo che Manuel Agnelli ha ricominciato da Roma a portare in giro per l'Italia.
Avevo controllato su Ticketone fino a poco prima che ci fosse posto e, effettivamente, posto ce n'era in abbondanza, tanto che alle prime note del concerto molti di noi della piccionaia hanno abbandonato i sedili più poràcci per accedere a poltrone più comode e costose.


Non so se sia stato l'effetto-lunedì, che per un pubblico non certo di ragazzini vuol dire inizio di una settimana lavorativa spesso faticosa, la pioggia, la scelta di un luogo che, per quel che mi riguarda, se pure ha una buona acustica non ha il colpo d'occhio delle sale dell'altro auditorium di Roma, il Parco della Musica, la struttura con più cartelli di raggiungibilità sparsi dentro la città. Fatto sta che la sala era piena per 2/3, non di più. Tra l'altro, lo spettacolo è iniziato con mezz'ora abbondante di ritardo (cosa per cui, se fossimo stati a Milano - come dicevo a qualcuno - avrebbero fucilato Agnelli e D'Erasmo in pubblica piazza) e, considerato che la durata è notevole, siamo sulle due ore e mezzo (quelli che stanno scrivendo che dura tre ore credo abbiano uno sfasamento spazio-temporale), è finito oltre la mezzanotte, giusto quel tanto da far chiudere la metro e passare l'ultimo bus prima dei notturni, col classico ritorno rocambolesco destinato a noi poveri che usiamo il taxi solo se costretti.
Io, però, ero A) in crisi di astinenza da canto a squarciagola di canzoni afteriane; B) troppo curiosa di vedere se, a soli sette mesi di distanza dal precedente "An evening with...", la formula si era rinnovata. Dico subito che sì, si canta e tanto, i pezzi ci sono, da "Bye bye Bombay" a "La vedova bianca", pure "E' la fine la più importante", pezzo splendido e, chissà perché, pochissimo proposto nei live degli Afterours. Non so per quale strano motivo ma dell'ultimo lavoro, "Folfiri o Folfox", in scaletta ci è finita solo "Non voglio ricordare il tuo nome". Molto tempo è dedicato alle cover, a un paio di letture e ai "racconti di vita" agnelliani. Ecco, per me è questa la parte più debole dello spettacolo, quella che dovrebbe essere più sorprendente e che, tra l'altro, nello scorso tour di questo tipo sembrava piacere a tutti. Io sono la voce fuori dal coro e vi dico, invece, che no, io ADORO Manuel Agnelli, le sue canzoni, la sua intelligenza, la sua cultura musicale ma quando ha iniziato a raccontare che da giovane aveva vissuto a Berlino, in affitto in una stanza da una ragazza bellissima che gli piaceva e che la sera scopava forte col suo tipo mentre lui si ammazzava di seghe nella cameretta accanto... ecco, Manuel, è vero che da giovane hai scritto "Il meraviglioso tubetto" e io, visto che è fuori commercio da anni, l'ho dovuto cercare craccato per leggermelo, ma anche meno, fidati. Non vi dico quando ha letto la poesia "La vipera" di Trilussa... allora la prossima volta facciamo leggere qualcosa in dialetto milanese a Venditti e siamo pari. Non sei un attore, Manuel, e nessuno ti chiede di esserlo... non io, per lo meno. Molto meglio è andata quando ha letto un estratto di un libro, "Fuochi" di Roberto Farina, che è stato presentato nel suo locale a Milano, "Germi". Di due cose l'Agnellone sembra orgogliosissimo tra quelle fatte nella sua vita: il locale, appunto, che ha nominato più di una volta e che, come vi avevo scritto dopo esserci stata, è davvero molto "caldo" e curato, e sua figlia Emma.


A questo proposito, per me uno dei momenti più emozionanti del live è stato quello in cui ha detto grosso modo questo: "Ho una figlia di 14 anni, si chiama Emma. Vive un periodo molto turbolento dal punto di vista emotivo ma lo affronta con grande coraggio. Mi fa ascoltare la musica che piace a lei, qualcosa mi convince, qualcosa no, ma anch'io le faccio ascoltare delle cose. Questa appartiene ad un cantautore mancato da poco e vorrei che ad Emma passasse il messaggio che contiene, che pensasse che riguarda proprio lei: il vero amore alla fine ti troverà" ed ha attaccato "True love will find you in the end" di Daniel Johnston. Io ho trovato quel momento così dolce, sincero, AUTENTICO che mi sono commossa.



Bello è stato anche l'omaggio a Lucio Battisti con "L'aquila" e quello a Nick Cave con "Skeleton Tree". Agnelli ne parla sempre dicendo che è rimasto folgorato dal suo live... chissà che non decida di venirselo a sentire a Roma, visto che nel prossimo tour di Nick Cave & The Bad Seeds il posto in cui suonano nella Capitale, l'Auditorium Parco della Musica, è infinitamente più bello di quello scelto per la data milanese, il Forum di Assago.




In definitiva, se state pensando di vedere o ri-vedere Manuel Agnelli in questa veste il mio consiglio è "Pensateci" ma, se l'alternativa è tra comprare un biglietto per questo spettacolo o uno per Milano con l'obiettivo di andare da "Germi", non abbiate dubbi su cosa scegliere.

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