venerdì 7 novembre 2014

Come Quando Fuori Piove: suggerimenti su cosa fare restando a casa (ed essere felici lo stesso)

Cosa fare se hai un venerdì libero, avevi immaginato di fare cose bellissime all'aperto, tipo andartene in giro in uno di quei mercati fantastici che si tengono solo il venerdì dove si fanno affari d'oro, e invece ti tocca rimanere a casa a causa della pioggia?

Semplice: tiri fuori qualche suggerimento su ciò che di bello hai fatto tu al chiuso, nei tuoi momenti casalinghi di questi giorni, e lo condividi :)

Io, in questo periodo, sto leggendo (o, meglio, sto tentando di leggere) "Billie Holiday, la signora canta il blues": dico "sto tentando" perchè è un'edizione vecchissima, presa in prestito in biblioteca, dove il traduttore, per dare uno stile colloquiale al racconto in prima persona della vita della pòra Billie, la fa parlare IN TOSCANO e mi tocca leggere robe tipo "bellina" o "a modino"... non ce la posso proprio fare e, siccome il mio inglese è solo leggermente più su del livello "the cat is on the table" e leggerlo in lingua originale mi sembra poco alla mia portata, mi sa che accannerò la lettura, restituirò il libro e pace.

Prima di questo, però, ho avuto la fortuna di imbattermi in due libri BELLISSIMI, uno comprato e uno preso in biblioteca, letti uno di seguito all'altro, molto diversi tra loro eppure con qualcosa che li accomuna: "Perchè essere felice quando puoi essere normale?" di JEANETTE WINTERSON e "Dimentica il mio nome" di ZEROCALCARE.


Vi chiederete: cosa ci può essere in comune fra una scrittrice inglese ultracinquantenne, vincitrice di un sacco di premi e di onorificenze, ed il fumettaro trentenne, idolo di tutti i nerd, che ha reso famoso in tutta Italia il quartiere di Rebibbia?

Semplice: tutti e due, ognuno a suo modo, raccontano le loro origini e LA LORO FERITA in un modo talmente ONESTO e SINCERO da far battere il cuore e far venire le lacrime agli occhi ("perchè è solo un'emozione quella che ci muove", canta qualcuno)

Parlano entrambi, in questi loro lavori, di momenti difficili attraverso cui hanno fondato la loro identità ma, nonostante tutto il dolore che raccontano, riescono a non piangersi MAI addosso, ad essere ironici e a commuovere allo stesso tempo. Si parla, a volte, di fatti durissimi, specie nel caso della Winterson, ma il lettore non avverte mai un'idea di pesantezza, di "non ce la faccio ad andare avanti, mò mollo 'sto libro che c'ho già tanti problemi miei", anzi, si ha voglia di andare avanti, di tifare per loro, di scoprire come va a finire.

Ecco, io vorrei diventare COSI' quando parlo di me a qualcuno con cui voglio entrare in relazione.



Se, invece che un libro, cercate un disco, portatevi un pò di sole in camera, pure se fuori dalla finestra è tutto grigio, e ascoltatevi LEGAO (lo trovate pure su Spotify).

L'autore è ERLEND OYE, uno dei due componenti dei Kings of Convenience.

Prima di questa estate, sapevo a malapena chi fosse e non avevo mai ascoltato molto i KoC, ritenendoli troppo "mosci" per le mie orecchie.

Poi, per una serie di coincidenze fortunate, ho avuto il piacere di conoscerlo di persona e ho scoperto una persona interessante e davvero "solare". Mi ricordo di lui che, in macchina, mi parla (è norvegese ma conversa in un ottimo italiano... sicuramente meglio del mio inglese -__-) di quanto gli piaccia la musica d'autore italiana degli anni '60 e mi chiede: "A te che musica piace?", "Ah, no no, io niente anni '60, io ascolto roba nervosa, roba arrabbiata... un gruppo per tutti, i Nirvana" e lui, da sotto le sue lenti giganti, con un sorriso molto tenero: "Mmh, roba nervosa... arrabbiata... perchè?". Da quel giorno, anch'io, chiedendomi "perchè", penso a lui con simpatia e ascolto sempre roba da "vere dure" ma meno di un tempo.

In ogni caso, il suo disco è davvero gradevole e devo decidermi a scriverne la recensione, ché a Shiver Webzine m'avranno data per dispersa.



Manca un film da suggerire: l'ultimo che ho visto a casa, in streaming gratuito, è stato il terrificante "Shame" con Michael Fassbender. Pensavo di ridacchiare tutto il tempo e invece mi sono ritrovata con un magone pazzesco, guardando la storia di questo triste erotomane che ha rapporti sessuali ovunque e con chiunque ma non riesce a combinare niente giusto con l'unica donna con cui stabilisce un principio di relazione basata su qualcosa che non sia solo la carne.

Se vi va di sfidare la pioggia, fate due passi è andate al Nuovo Cinema Aquila, al Pigneto. Lì danno "LE COSE BELLE" di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, e, davvero, è l'unico film emozionante che ho visto negli ultimi tre mesi. Si esce dal cinema con un pò di malinconia ma basta documentarsi sulla pagina fb del film per capire che, per qualcuno, la storia può essere più a lieto fine nella realtà che nella fantasia.
Basta NON ARRENDERSI.

martedì 28 ottobre 2014

Cultura pop servita fredda

La mia parte "marinellac'è" scalpita per tornare di nuovo ad esprimersi ma, tra gli strascichi di tristezza delle ultime vicende personali e la mancanza di tempo ormai cronica da dedicare alle attività che richiedono più di cinque minuti per essere portate a termine, è diventato tutto più difficile.

Quando, però, oggi ho letto che ricomincia, in piazza Vittorio, una piccola tranche di "Notti di cinema" ed è GRATIS, non ho resistito: veloce veloce ma lo dovevo scrivere :)

La rassegna inizia stasera, martedì 28 ottobre, con l'IMPERDIBILE film con Filippo Timi e Iaia Forte ambientato ai Magazzini MAS (chiunque ami la cultura pop, sa che è un luogo assolutamente da visitare) geniale già dal titolo: "The show MAS go on".



Seguiranno, nei prossimi giorni, altri titoli interessanti e molto romani, dal film su Califano a quello ambientato nella stazione Termini, tutti gratuiti fino ad esaurimento posti e con inizio alle 20.



Resto perplessa del fatto che le proiezioni saranno tutte ALL'APERTO, all'interno dei giardini di Piazza Vittorio... riuscirà la cultura a non farci battere i denti?

Intanto, Marinellac'è MAS go on.

giovedì 9 ottobre 2014

A te.

A te che mi hai portato per la prima volta a vedere le lucciole in un prato di sera.

A te che amavi il mare ma non la sabbia.

A te che mi avevi fatto partecipare all'esperimento su cui si basava la tua tesi di laurea, solo per fotografarmi e mettermi dentro il tuo 110 e lode a cui io non sarei mai arrivata.

A te che hai condiviso con me 7 anni incredibili e normalissimi.

A te da cui mi devo separare per la seconda volta e questa volta è in ogni senso terreno.

Ieri son tornata a casa dal lavoro e ho acceso una candela ascoltando "Ho la testa" della Bandabardò perchè era la canzone che mi ha sempre fatto pensare a te col sorriso. E' stato il mio modo per salutarti, visto che quando lo hanno fatto gli altri che ti hanno conosciuto, io non sapevo nulla.

Oggi ho aperto per la prima volta dopo tanti anni una delle scatole in cui ho messo i miei ricordi del tempo che ho passato insieme a te.  Era pienissima, ne abbiamo fatte di cose...

Mi hai fatto tanto male ma sarebbe stato peggio se non ti avessi mai conosciuto.

Se mi lasci, non ti cancello.